S&P Dow Jones Indices ammetterà il costruttore automobilistico Tesla nell’indice S&P 500 a partire dal prossimo 21 dicembre. La notizia era attesa da tempo dalla società fondata da Elon Musk, che oggi festeggia in Borsa, con un rialzo che in apertura di seduta si è aggirato all’11% intorno ai 448 dollari.
Cosa pensano gli analisti
Secondo il market analyst di eToro, Adam Vettese, l’ammissione nel listino principale di Wall Street non è che “la ciliegina sulla torta” per Tesla, che ha attraversato un 2020 altrimenti difficile macinando nuovi successi.
Quest’anno, ha scritto Vettese in una nota, “Tesla non solo è stata in grado di superare le previsioni di vendita ma è diventata anche la casa automobilistica di maggior valore al mondo”. Questo, almeno, se ci si limita ad osservare la capitalizzazione di mercato che lo scorso luglio ha superato quella di Toyota.
Per la società fondata da Musk non è solo una questione di immagine: “la quotazione nell’indice S&P 500 prevista per dicembre vedrà Tesla accedere ad importanti finanziamenti aggiuntivi”, ha aggiunto Vettese, “dal momento che sue azioni si aggiungeranno ai fondi di investimento passivi che contengono trilioni di asset”.
Insomma, è possibile che l’entrata nel listino principale proietti Tesla verso nuovi massimi storici: “Attualmente il valore delle azioni di Tesla è inferiore di circa il 12% rispetto al suo massimo storico”, ha ricordato l’analista, “ma sembra probabile che l’ingresso nell’S&P500 possa dare nuovo slancio, consentendo al valore del titolo di segnare nuovi record anche prima della fine dell’anno”.
Nel 2020 Tesla ha registrato già una performance del 450%, con una capitalizzazione che eclissa produttori di auto che, ad oggi, registrano numeri di vendita e di utili di gran lunga superiori. Nel 2019 la società ha ha registrato 862 milioni di dollari di perdite. Tuttavia, Tesla ha registrato, nel terzo trimestre 2020, la quinta trimestrale consecutiva in utile.
Numerosi analisti restano convinti che una capitalizzazione da 427 miliardi sia eccessiva per il costruttore automobilistico, una disputa che per il momento non sembra destinata ad esaurirsi.
Secondo Erik Gordon, professore presso la business school dell’università del Michigan, “il balzo nelle quotazioni non avrà fatto piacere ai fondi pensione e agli altri investitori individuali che avevano deciso di investire il loro denaro in fondi indicizzati all’S&P 500, e che ora vedranno parte del loro investimento essere reindirizzato all’acquisto delle azioni di Tesla con un prezzo controversamente alto”.