ROMA (WSI) – Dal prossimo 1 aprile partiranno con effetto “immediato” i tagli dei compensi dei manager delle società non quotate, controllate dal ministero dell’Economia.
Da questa data entrerà infatti in vigore il decreto ministeriale “che integra e completa il quadro normativo che regola i compensi degli amministratori con deleghe delle società non quotate controllate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”, secondo quanto si legge in una nota del Mef.
Il tetto è stato definito in base allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, cioè 311mila euro circa nel 2014. Il Tesoro ricorda però che i limiti non riguardano le società Enel, Eni, Finmeccanica, le cui azioni sono quotate in Borsa, né Ferrovie, Cdp e Poste.
Queste emittenti di titoli negoziati sui mercati regolamentati e per loro non sono previsti limiti ai compensi. In ogni caso, per le controllate pubbliche quotate e quelle emittenti titoli, già il decreto del Fare aveva stabilito una diminuzione del 25% dei compensi in occasione delle nomine dei nuovi vertici.
L’entrata in vigore del decreto, si legge nella nota del Mef, “impone l’immediato adeguamento ai nuovi limiti dei compensi riconosciuti agli amministratori, come affermato dall’adunanza generale del Consiglio di Stato”.
I compensi degli amministratori delle società non quotate, direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ad eccezione delle società che emettono strumenti finanziari quotati sui mercati regolamentati e delle loro controllate, sono quindi dall’1 aprile 2014 soggetti al rispetto di tali limiti.
In merito ai compensi degli amministratori con deleghe il Mef ricorda “che l’articolo 23-bis del D.L. n. 201/2011, al comma 5-bis – introdotto dal decreto-legge n. 95/2012 (cd. “spending review”) – stabilisce che il compenso deliberato ai sensi dell’articolo 2389, terzo comma, codice civile, non può essere superiore al trattamento economico del Primo Presidente della Corte di cassazione, e dal decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 24 dicembre 2013 n. 166 e che, ai sensi dei commi da 1 a 5 del medesimo articolo, nel rispetto di tale limite massimo, il Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze n.166/2013 fissa il limite ai compensi degli amministratori con deleghe delle società non quotate controllate direttamente e indirettamente dal Mef in misura proporzionale al trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione, in funzione della complessità della società amministrata.
Nel predetto decreto le società controllate direttamente o indirettamente dal Mef sono classificate in fasce di complessità sulla base di precisi parametri che riguardano il valore della produzione, gli investimenti e il numero dei dipendenti. Per ciascuna fascia è stato quindi fissato un limite retributivo per il trattamento economico degli amministratori”.
Sono tre le fasce determinate dal Tesoro con cui si stabiliscono i tetti ai compensi dei manager delle società direttamente controllate dal Ministero dell’Economia e non quotate, che entreranno in vigore dal primo aprile.
Per gli amministratori delle società della prima fascia, Anas, Invimit, Rai, il tetto è pari al 100% del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione e sarà così determinato: per l’amministratore delegato 311.658,53 euro e per il presidente 93.497,56 euro.
Per gli amministratori delle società della seconda fascia (Coni servizi, Consap, Consip, Enav, Eur (solo amministratore delegato), Gse, Invitalia, Ipzs, Sogei, Sogin), il tetto è pari all’80% del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione e dunque Ad 249.326,82 e presidente 74.798,05 euro.
Per gli amministratori delle società della terza fascia (Arcus, Istituto Luce, Italia Lavoro, Ram, Sogesid, Studiare sviluppo) il tetto è pari al 50% del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione: amministratore delegato 155.829,27 euro, e presidente 46.748,78 euro.
Nella prima fascia, spiega la nota del Mef, si collocano le società con un valore della produzione maggiore o uguale ad un miliardo di euro, con investimenti maggiori o uguali a 500 milioni di euro e un numero di dipendenti pari a 5.000 unità o più. Alla seconda fascia appartengono le società con valore della produzione maggiore o uguale a 100 milioni di euro, investimenti pari ad almeno un milione e con almeno 500 dipendenti. Le società che presentano parametri inferiori appartengono alla terza fascia.
I limiti ai compensi così definiti includono qualsiasi componente retributiva, inclusi benefit di tipo non monetario suscettibili di valutazione economica. Il trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione per l’anno 2014 è determinato dal Ministero della Giustizia in 311.658,53 euro lordi.
Il limite calcolato con il metodo indicato nel D.M. si applica all’amministratore delegato, per il conferimento di deleghe operative da parte del consiglio di amministrazione. Per il presidente cui siano state conferite deleghe che accompagnano quelle conferite all’amministratore delegato può essere deliberato un compenso pari al massimo al 30% di quello deliberato per quest’ultimo. (TMNEWS)