Quando è arrivata la notizia della sfiducia da parte del consiglio di amministrazione, convocato alle 7,30 del mattino si trovava in Corea e ora lìex ad di Tim Amos Genish non le manda certo a dire.
Non si sono comportati da gentiluomini (…) È stata una mossa sorprendente e contraria alla corporate governance e non si aiuta l’immagine dell’azienda se si allontana il ceo in questa maniera”.
Così La Stampa riporta le parole del top manager israeliano dopo essere stato sfiduciato. Il dito è puntato ovviamente contro il fondo americano Elliott, che detiene quasi il 9 per cento di TIM che ha da sempre auspicato lo spezzatino della società e l’unificazione della rete Tlc.
Un inatteso e anormale andamento delle cose, almeno per quanto riguarda la corporate governance di una grande azienda”.
Genish si dice in un certo senso tradito dal presidente Conti e allo stesso tempo preoccupato per il futuro, visto che a suo dire Elliott non conosce il settore delle Tlc come lo conosco lui e anche perché “i mercati sono nervosi” e ora potrebbe accadere il peggio.
Mentre ero nel mezzo di un viaggio di lavoro in Asia per parlare di 5G e dopo che il presidente mi aveva assicurato che non ci sarebbe stato un Cda, tranquillizzandomi per le indiscrezioni di segno avverso che circolavano, ecco che ne convocano la riunione e fanno un vero putsch sovietico ai miei danni. Non c’era un’emergenza, potevano aspettare venerdì. Evidentemente, ci sono dei motivi per cui si sono sentiti a loro agio nel farlo mentre ero via. Con un preavviso di dodici ore. (…) Gli americani di Elliott hanno condotto una campagna segreta per molto tempo cercando di destabilizzare me e la società.
Al momento in borsa il titolo Telecom è in profondo rosso e segna un -4,42% a riprova che il mercato guarda con particolare attenzione allìevolversi delle vicenda.