Economia

Timori crac liquidità in questo paese dell’Ue

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ROMA (WSI) – Allarme liquidità per il mercato dei covered bond garantiti dai mutui numero uno dell’Europa, quello della Danimarca.  Un mercato che vale ben $400 miliardi e che rischia di trasformarsi in una mina vagante per la finanza europea.  L’alert è arrivato dallo stesso governatore della Banca centrale danese, Lars Rodhe, che ha criticato la mossa delle banche del paese, che hanno suddiviso il mercato in troppe categorie di strumenti finanziari diversi. Spetta a loro, dunque, evitare che il mercato dei covered bond subisca una forte crisi di liquidità. Rohde precisa, intervistato a Copenhagen:

“Non è una decisione che spetta alla banca centrale, devono essere le banche che erogano i mutui a concentrare le loro emissioni su categorie molto ampie e liquide”.

Tutto è nato con il notevole incremento di emissioni di strumenti finanziari da parte delle banche, che hanno offerto maggiori strumenti finanziari in un mercato dominato un tempo principalmente da bond a 30 anni e a tasso fisso.  Il trend ha iniziato a cambiare negli anni ’90 e all’inizio degli anni ‘2000, quando gli istituti hanno tentato di attrarre i clienti con l’offerta di tassi più flessibili. Più recentemente, come spiega, sono stati lanciati strumenti ad hoc per soddisfare i criteri richiesti dalle autorità di regolamentazione.

Intervistato da Bloomberg Jens Peter Soerensen, responsabile analista presso Danske Bank, precisa che il settore sta già “affrontando un problema di liquidità”, ma che “è necessario più tempo”. Bloomberg fa notare come ironicamente la contrazione di liquidità sia avvenuta dopo che le banche si erano impegnate a spalmare i rischi di rifinanziamento in più aste.

“Tutto era iniziato con le migliori intenzioni”.

Detto questo Soeren Holm, direttore finanziario di Nykredit, afferma che non esiste alcuna ragione per allarmarsi:

“Le banche che erogano mutui potrebbero ridurre la loro varietà di prodotti, ma finora la maggior parte dei volumi è molto liquida e vale anche per altri, oltre che per Nykredit”.

Interrogativi sul mercato dei bond legati ai mutui, tuttavia, permangono, dal momento che sia le società di rating che la banca centrale hanno criticato i rischi legati alle aste di rifinanziamento.

La stessa agenzia Bloomberg scrive che la questione della liquidità nei mercato delle obbligazioni garantite dai bond è particolarmente delicata, visto che la Danimarca si è opposta alle norme di Basilea in tutti i modi. Alla fine, è riuscita anche a prevalere, tanto che ora le banche danesi possono utilizzare i bond più liquidi legati ai mutui per coprire il 70% dei cuscinetti di liquidità richiesti, contro il massimo del 40% consentito da Basilea.

Cosa succederebbe se il mercato dei mutui dovesse crollare? Rohde attacca anche i politici, che a suo avviso non stanno facendo nulla per frenare il surriscaldamento del mercato immobiliare. Tutt’altro, visto che l’esecutivo ha emanato norme fiscali a favore del mattone.

L’ultima bolla immobiliare danese è esplosa nel 2008, con i prezzi delle case precipitati -20% dal massimo testato. Il banchiere centrale ha avvertito:

“A nostro avviso, è urgente” che il Parlamento assicuri che il fisco non aumenti i rischi che incombono sul mercato immobiliare. Andando indietro nella storia, abbiamo assistito a una situazione, nel mercato immobiliare danese, che ha avuto ovviamente conseguenze negative sulla stabilità finanziaria e anche sull’intera stabilità macroeconomica”.

Da segnalare che in Danimarca il mercato dei bond garantiti dai mutui ha una dimensione più di tre volte superiore a quella del mercato dei titoli del debito pubblico.  E le banche si sono riempite di questi strumenti finanziari per dotarsi di cuscinetti di liquidità, preferendoli ai bond sovrani, la cui offerta è stata limitata.

La speranza di una maggiore liquidità sul mercato danese arriva però proprio dal mercato dei titoli del debito pubblico. Sempre Bloomberg ha riportato che la Danimarca probabilmente alzerà il target delle emissioni di debito, al fine di far salire i volumi e per ripristare un certo grado di liquidità. Il paese ha infatti sospeso l’emissione di debito per gran parte del 2015, nel tentativo di evitare gli attacchi degli speculatori e difendere il peg con l’euro.

Ora, sembra che Copenhagen si stia preparando a vendere titoli di stato per un valore  fino a 100 miliardi di corone il prossimo anno, stando a Nordea e Sydbank, dunque un terzo in più di quanto reso noto nelle precedenti stime.