MILANO (WSI) – In calo nel 2016 le emissioni di titoli di Stato e tassi di interesse giù. A prevederlo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo che valuta gli effetti del quantitative easing, voluto dalla Bce, che si vedranno soprattutto l’anno prossimo.
In particolare dal 2016 nel nostro paese, come sottolinea il capo economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice, si prevedono emissioni lorde di titoli governativi, compresi BoT e Ctz, in calo per la prima volta sotto quota 400 miliardi di euro.
“Un risultato favorito dal Quantitative easing e in linea con la tendenza di tutti i paesi dell’Eurozona che vedranno anche il prossimo anno un risparmio sul costo delle nuove emissioni e quindi sul costo del debito (…) Nel 2015 i rendimenti medi all’emissione sono scesi allo 0,6% rispetto all’1,17% del 2014. E questo aiuta a ridurre il fabbisogno del settore statale facendo calare la spesa per interessi: per il 2016 il fabbisogno stimato (aggregato differente dal deficit, ndr) è al 2,6% del Pil rispetto al 4,0% del 2015”.
Secondo l’analisi effettuata da Intesa SanPaolo, dovrebbe essere relativamente semplice per il nostro Ministero del Tesoro programmare le nuove emissioni di obbligazioni, in considerazione del fatto che nel 2016 saranno 20 miliardi di euro in meno i titoli di Stato a medio-lungo temine in scadenza, rispetto all’anno in corso. Se nel 2015 infatti ammontano a 203 miliardi di euro i bond governativi a medio-lungo termine, nel 2016 saranno 184 miliardi in scadenza.
Traguardo finale è l’allungamento della vita media del debito che a settembre è stato pari a 6 anni e mezzo. Come? Raddoppiando le emissioni di Btp, ossia i titoli a media e lunga scadenza e facendo calare quelli a breve scadenza.
“Il segmento dei BTPp dovrebbe contribuire alla copertura con emissioni nette pari a 50 miliardi, in netto aumento rispetto ai 26 miliardi del 2015: è l’anno giusto per ottenere un allungamento delle scadenze (…) nel 2016 le scadenze di titoli indicizzati all’inflazione saranno elevate (36 miliardi di cui tre BTP Italia e un BTPei) ed è quindi probabile che l’offerta netta di titoli indicizzati all’inflazione sia negativa”.
L’anno prossimo, conclude l’indagine, il saldo primario migliorerà ancora passando dall’1,7% al 2%. La causa principale è da ricercarsi nell’uscita dell’economia italiana dalla fase di recessione, grazie al taglio dei tassi di interesse che ha migliorato le prospettive di sostenibilità del debito.
“Tanto più riusciremo a crescere e a tenere i tassi bassi tanto minore dovrà essere l’avanzo primario necessario a garantire il rispetto del Fiscal Compact. L’Italia dovrebbe però anche cercare di ridurre più rapidamente il proprio debito pubblico”.