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Titoli di stato: quali oggi rendono di più e quali meno

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L’enorme liquidità parcheggiata dagli italiani sui conti correnti e i timori per il forte rialzo dell’inflazione sta spingendo gli italiani alla ricerca di investimenti tranquilli come una volta lo erano i titoli di Stato.

Prima di addentrarci per capire quando rende oggi investire in Btp e Bot, è bene però dare un quadro generale della situazione sugli investimenti finanziari in Italia.

Senza dubbio, nell’anno del Covid-19 sono stati ridotti e messi in larga parte in standby dall’incertezza pandemica, ma anche dalla difficoltà oggettiva di incontrare sul mercato investimenti corrispondenti agli obiettivi dei risparmiatori, che nel 2021 privilegiano nel lungo periodo, la sicurezza (ossia il desiderio di non perdere il capitale investito) e nel breve periodo la liquidità.
Così l’ultima indagine sul risparmio realizzata da Intesa SanPaolo e Centro Einaudi, secondo cui per questa ragione, anche se non sono più afflitte dalla crisi di fiducia che avevano avuto nel 2011-2012, le obbligazioni ricevono un consenso limitato (sono possedute dal 22% del campione, contro un massimo storico del 29% mentre un obbligazionista su tre ha operato su questi titoli, nel 2021, facendo investimenti netti).

Considerato ciò, i titoli di stato possono continuare a trovare posto all’interno di un portafoglio ben diversificato, in un’ottica difensiva per proteggere la componente azionaria nelle fasi di volatilità dei mercati.

Titoli di stato: quanto rendono

Guardando nel dettaglio, i rendimenti dei titoli di stato italiani non sono particolarmente soddisfacenti ricalcando un po’ il trend che investe tutti gli analoghi titoli europei.
Basti pensare che per le scadenze inferiori ai 10 anni i rendimenti dei titoli sul mercato sono negativi o prossimi allo zero. Per trovare rendimenti positivi, ma inferiori all’1%, bisogna guardare alle scadenze di 10 anni. Per le scadenze dei Btp a 15 anni il rendimento si attesta all’1,26% mentre per quelle più lunghe a 30 anni il rendimento è all’1,734%. Anche per i titoli degli altri paesi della zona euro e per i titoli Usa i rendimenti di mercato sono analoghi, se non inferiori.

Per trovare rendimenti interessanti bisogna spostarsi a conti fatti su paesi come Messico o Brasile esponendosi però al rischio di cambio e all’instabilità politica di quei paesi. Per il decennale brasiliano i rendimenti sono al 4,5% mentre per quelli messicano si scende leggermente al 2,9%.

Rendimenti dei titoli di Stato per le diverse scadenze

Fonte Bloomberg
[/media-credit] Fonte Bloomberg

A ben vedere, l’attuale fase storica non è il momento più propizio per investire in titoli di Stato complice da una parte la crisi legata al Covid che ha portato le banche centrali ad avviare una fase di tassi bassi e politica monetaria super espansiva e dall’altra le aspettative di inflazione sono in crescita a livello globale.

Le diverse tipologie

I titoli di Stato sono obbligazioni emesse dai Governi per il finanziamento del proprio Paese e delle sue attività istituzionali. Per questo motivo sono anche chiamate “obbligazioni sovrane”. In Italia sono emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) attraverso il Dipartimento del Tesoro. Rappresentano in altre parole un prestito allo Stato da parte dei sottoscrittori.

Come precisa Bankitalia, i titoli di Stato interessano ai Governi, perché sono una fonte di finanziamento per il paese e favoriscono investimenti pubblici e ai piccoli risparmiatori, perché hanno la possibilità di impiegare i propri risparmi in uno strumento poco rischioso, e inoltre è in grado di garantire un flusso di reddito certo e se legato a parametri di indicizzazione permette anche forme di protezione (ad esempio del potere di acquisto attraverso il legame con il tasso d’inflazione). Infine è agevolmente liquidabile permettendo di fronteggiare eventuali esigenze finanziarie improvvise e immediate.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze dispone regolarmente l’emissione sul mercato interno di questi Titoli di Stato, che possono essere sottoscritti sia dagli investitori privati sia dagli istituzionali:

  • Buoni Ordinari del Tesoro (Bot)
  • Certificati del Tesoro Zero Coupon (Ctz)
  • Certificati di Credito del Tesoro (Ccteu)
  • Buoni del Tesoro Poliennali (Btp)
  • Buoni del Tesoro Poliennali Green (BTP Green)
  • Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea (Btp€i)
  • Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione italiana (Btp Italia)
  • Buoni del Tesoro Poliennali step-up riservati agli investitori retail (BTP Futura)

 

In base al rendimento, i titoli di Stato si distinguono in: titoli a rendimento fisso, per i quali le cedole a scadenza e il prezzo di rimborso sono predeterminati ( e il rendimento può derivare: dallo “scarto di emissione”, ossia la differenza tra il prezzo sottoscritto (emesso “sotto la pari”, ossia a un valore inferiore a quello nominale) e quello di rimborso a scadenza (valore nominale); dall’incasso dell’interesse fisso nel tasso e nella periodicità (la cosiddetta cedola) e titoli a rendimento variabile che prevedono che la cedola e/o valore di rimborso siano calcolati a una determinata data sulla base di un parametro esterno.