I rendimenti sui titoli di Stato sono diventati molto più appetibili, per chi investe adesso, mentre aziende e famiglie devono fare i conti con i tassi più alti sui prestiti. Sono le conseguenze dell’impennata dell’inflazione e delle conseguenti decisioni delle banche centrali. Un assaggio di questa situazione è offerta dal Btp decennale il cui rendimento oggi è tornato a toccare la soglia psicologica del 2%, per poi ritracciare all’1,99%. E’ la prima volta da maggio 2020 che accade. Lo Spread tra il Btp e il bund tedesco decennale si allarga di due punti base, a quota 167 punti.
Titoli di Stato: che cosa c’è dietro il rialzo dei rendimenti
Il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato riflette i timori degli investitori per una progressiva riduzione degli acquisti di bond da parte della Bce nei prossimi mesi. Un timore alimentato ieri dalle parole del membro del Consiglio direttivo e presidente della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, che, in un intervento alla London School of Economics, ha detto che Francoforte potrebbe terminare gli acquisti di asset del programma convenzionale ‘App’ già nel terzo trimestre del 2022.
“Credo ancora che sia utile avere un po’ di transizione tra la fine degli acquisti netti del Pepp (il piano pandemico, ndr.) a marzo e la fine del acquisti netti del piano App”, ha detto Villeroy aggiungendo che a un certo punto si potrebbe iniziare a discutere di fare terminare “gli acquisti nel terzo trimestre”.
Villeroy ha quindi affermato che il primo punto che il consiglio direttivo della BCE dovrebbe considerare, nella prossima riunione di marzo, è il calendario degli acquisti netti di titoli di Stato. “Mantenerli aperti a partire da ottobre non sarebbe appropriato, poiché potrebbe legarci le mani troppo a lungo”, ha sottolineato, aggiungendo che “ora ci sono molte meno ragioni per continuare a premere il pedale dell’acceleratore mentre aumentiamo il nostro stock di asset, poiché l’inflazione sta convergendo verso il nostro obiettivo del 2%”.
Il governatore della Banca di Francia continua comunque a credere che sia utile far passare un certo lasso di tempo tra la fine degli acquisti netti di PEPP a marzo e la fine degli acquisti netti di APP. “Ma questa riduzione potrebbe seguire un ritmo bimestrale o mensile anziché trimestrale, e quindi gli acquisti di APP potrebbero terminare nel terzo trimestre“, ha puntualizzato.
Che cosa pensano gli analisti
Sulla questione dei rendimenti e degli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce sono intervenuti anche gli analisti di MPS Capital Services.
“Sebbene la questione non sia ancora chiusa, l’attenzione dei mercati torna sulle banche centrali. I membri BCE non nascondono più le preoccupazioni sulla persistente inflazione. Il tema è stato affrontato da due membri BCE, con la Schnabel che ha affermato che si dovrebbe tenere conto del rialzo “senza precedenti” dei prezzi delle abitazioni nel calcolo dell’inflazione e Villeroy secondo cui a marzo sarà riconsiderato il calendario degli acquisti APP, che potrebbero concludersi entro il terzo trimestre. Sul fronte banche centrali, stasera sono attesi i verbali della riunione Fed di gennaio dai quali potrebbero emergere particolari interessanti sul percorso di normalizzazione della politica monetaria” spiegano gli analisti di Mps Capital Services.