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Tobin tax, ancora lontano un accordo che soddisfi tutti in Ue

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ROMA (WSI) – Da qualche mese i possessori di un dossier titoli (solitamente appoggiati a conti correnti dedicati) stanno aspettando che l’Unione Europea pervenga a una decisione definitiva sull’applicazione della Tobin Tax, la tanto discussa tassa sulle transazioni finanziarie.

Ad oggi, le trattative per mettere d’accordo i 27 Stati membri sono in alto mare, soprattutto a causa dell’ostracismo della Gran Bretagna e del Lussemburgo, due dei Paesi che più di altri rappresentano delle “oasi felici” per gli investimenti finanziari.

Gli ultimi sviluppi vedono la Gran Bretagna fortemente contraria alla linea adottata da Bruxelles, tanto che presenterà ricorso alla Corte di Giustizie Ue, con l’appoggio del Lussemburgo. In particolare, Londra si è detta preoccupata per gli “effetti di extraterritorialità” che potrebbe avere sul forex e sulle transazioni su tutti gli altri mercati l’entrata in vigore della Tobin Tax.

I due oppositori della tassa tuttavia non sono gli unici a mostrare perplessità e ad avanzare critiche. Sono in compagnia di altri 14 Stati, mentre l’Italia, la Spagna, la Francia, la Germania, l’Austria, il Portogallo, la Grecia, il Belgio, la Slovacchia, l’Estonia e la Slovenia hanno scelto di riunirsi e trovare la quadratura del cerchio per regolamentare i guadagni della finanza senza penalizzarli eccessivamente.

Gli 11 stanno portando avanti i negoziati a partire dalla proposta di legge presentata alla Commissione Ue lo scorso febbraio. Tuttavia, anche fra questi sembra non essere tutto rose e fiori. In particolare, si discute dell’effetto che la Tobin Tax avrà sui cosiddetti “pronto contro termine” e se davvero costituirà un’entrata solida e corrispondente alle aspettative per i Paesi che la adotteranno.

Secondo alcuni, i “pronto contro termine” a breve scadenza (quei pacchetti di titoli che le banche vendono con l’impegno contestuale di riacquistarli dall’investitore a un prezzo maggiorato alla scadenza pattuita, ndr) verranno completamente spazzati via dalla Tobin Tax, che renderebbe questo genere di investimenti poco remunerativo.

La sua scomparsa potrebbe influire anche sul mercato dei Titoli di Stato, costringendo molti Paesi a rifinanziarsi a costi più alti. Di questo avviso sono anche Jens Weidmann, presidente Bundesbank, e Vincenzo Scarpetta, analista Open Europe, secondo cui il rischio della fuga dei capitali per paura della Tobin Tax potrebbe ostacolare il raggiungimento del gettito previsto di 30 miliardi di euro e, pertanto, non va sottovalutato.

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