MILANO (WSI) – Valutando gli effetti della Tobin Tax a distanza dal suo debutto il 1° marzo, è emerso che il volume delle transazioni finanziarie scambiate si è contratto di circa un terzo. In particolare i mercati regolamentati hanno registrato una flessione del 16%: la borsa italiana dai 2.60 miliardi di euro in media negoziati giornalmente tra gennaio e febbraio (mesi free Tobin Tax) è passata ai 2.34 miliardi di euro scambiati a marzo.
La situazione risulta ancora più preoccupante per i mercati non regolamentati dove si è stimato un crollo degli scambi di circa il 50%: sulla piattaforma Boat, si è passati dai 18 miliardi scambiati a febbraio, al miliardo di marzo. La maggiore contrazione degli scambi per i mercati over the counter è addebitabile ad un’aliquota più onerosa, pari al doppio di quella accordata per i mercati regolamentati.
Se l’intento del Governo, era quello di apportare introiti alle casse dello Stato per circa 1 miliardo di euro, al momento, con gli attuali volumi di scambi, mancherebbe una parte significativa di quel gettito.
Non va meglio in Ungheria, che ha introdotto la Tobin Tax da inizio 2013, e il gettito procurato con questa balzello è il 50% in meno rispetto a quello preventivato, analogamente anche in Francia, la Tassa applicata a partire dall’agosto del 2011, non sta producendo gli effetti auspicati.
Altro aspetto critico riguarda il modo in cui la Tobin Tax italiana verrà pagata dagli investitori: il primo appuntamento alla cassa è fissato per il 16 Luglio; nel frattempo diverse banche non stanno praticando alcun prelievo giornaliero, né stanno accantonando un fondo in vista del futuro pagamento, per cui tra qualche mese l’investitore potrebbe essere chiamato ad effettuare un esborso importante di cui magari non conosce l’entità. Questo modus operandi risulta poco prudenziale per le banche e scarsamente trasparente per l’investitore.
In realtà l’investitore domestico che vuole continuare ad investire sui mercati finanziari senza dover sobbarcarsi l’onere di pagare anche la Tobin Tax, ha di fronte 3 alternative:
1) Può scegliere di operare sui mercati esteri, in questo caso occorre avere un’adeguata conoscenza della lingua straniera onde evitare di incappare in un gap informativo che induce a scelte di investimento non ponderate in maniera oculata;
2) Può dedicarsi alla compravendita di azioni italiane con una capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro, si tratta di titoli poco liquidi con la conseguenza di aumentare i rischi e gli slippage.
3) E’ possibile effettuare operazioni Intraday, cioè effettuare l’operatività di acquisto / vendita di titoli azionari italiani nella medesima giornata.
Il trading Intraday comporta una serie di vantaggi: dalla riduzione del fattore stress legato al tenere durante la notte le posizioni aperte, alla possibilità di ridurre il rischio potendo quantificare (usando gli stop loss) ex ante la massima perdita che si può accusare; inoltre è possibile ricevere un riscontro immediato (ogni fine seduta) della propria performance, e contribuisce a contenere la componente emotiva in quanto finita la seduta si “dimentica tutto” fino alla sessione di trading successiva.
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