Un 2018 da dimenticare per la Borsa di Tokyo. Per la prima volta dal 2012, ovvero da quando Shinzo Abe assunse il ruolo di premier, il mercato azionario nipponico ha archiviato un anno in rosso. Dall’inizio dell’anno l’indice Nikkei ha lasciato sul terreno il 12,1% (il Topix il 17,8%),
“La propensione al rischio degli investitori globali è stata messa alla prova da diversi fattori nel 2018, tra cui i tassi di interesse USA in aumento, il rallentamento dell’economia cinese e le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. In questo contesto, l’azionario giapponese, così come molti altri mercati, chiude l’anno in negativo” ha spiegato Archibald Ciganer, gestore del fondo T. Rowe Price Japanese Equity, T. Rowe Price. “Tuttavia, riteniamo che l’equity del Giappone manterrà nel 2019 delle caratteristiche che possono continuare ad avere un impatto positivo, con il sostegno di un’economia stabile e di una crescita globale positiva, se pur in rallentamento”.
Pur in un contesto di crescita più lenta, l’esperto ritiene che le valutazioni relativamente attraenti, la crescita solida degli utili e il miglioramento della governance aziendale permettano di essere positivi sull’outlook per l’equity giapponese nel 2019.
“Uno degli aspetti più sorprendenti del rilancio dell’azionario nipponico negli ultimi anni è la forza del settore corporate. Nel 2018 le società hanno nuovamente battuto il record sul livello complessivo di utili aggregati, sorpassando di molto gli altri principali mercati. L’aspetto più importante è che le società giapponesi stanno usando questi significativi flussi di cassa in modo più efficiente che in passato. Storicamente, le aziende tendevano ad accumulare la cassa nei propri bilanci, con rendimenti minimi. Le riforme implementate, insieme alla pressione degli investitori internazionali, stanno spingendo le società a farne un uso migliore, distribuendo rendimenti più elevati ai propri azionisti nella forma di dividendi maggiori e buyback delle azioni. Questo trend di efficienza dovrebbe proseguire nel 2019.
Entrando nel dettaglio delle scelte di portafoglio, Ciganer conclude:
“Nel 2019 continueremo a puntare su aziende che possono beneficiare direttamente dei cambiamenti fondamentali in corso nella società giapponese, come il passaggio ai pagamenti elettronici, l’evoluzione delle preferenze dei consumatori, l’invecchiamento della popolazione e il mercato del lavoro sempre più rigido.
Manteniamo il sovrappeso sul settore industrial, investendo in società di ricerca del personale, favorite in un contesto di carenza di forza lavoro, e in società di macchinari di alta qualità, con una propensione all’automazione. Inoltre, troviamo interessanti le valutazioni e le caratteristiche di rendimento sul capitale di alcune specifiche società di telecomunicazione, che offrono anche una certa resilienza ai ribassi.
Al contrario, continuiamo ad evitare le aree che devono affrontare più direttamente la competizione dei Paesi low-cost. Ad esempio, la Cina sta risalendo la value chain e rappresenta una sfida sempre maggiore per il settore manufatturiero tradizionale del Giappone. Aree come l’acciaio e il cemento sono sotto pressione da diverso tempo e questo trend sembra destinato a proseguire. Non abbiamo esposizione alle banche, data la nostra view negativa sul settore e dato che è improbabile che la politica monetaria subisca un inasprimento nel breve termine”.