MILANO (WSI) – Europa preda dei selloff, sconta il continuo tonfo dei prezzi del petrolio e il calo in particolare dei titoli delle società attive nel mercato energetico. Scivola Piazza Affari, indice Ftse Mib -3,13% a 18.601 punti. Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni +3,59% oltre 144 punti base, a fronte di un rendimento decennale al 2,03%.
Il contratto sul Brent londinese è arrivato a bucare la soglia dei 63 dollari al barile, ai minimi di 5 anni e mezzo, cedendo oltre -2%, a $62,33 al barile. In settimana, complici le paure sul fronte dell’offerta e le previsioni sulla domanda, ha perso l’8%. Futures sul contratto WTI scambiato a New York -2,52% a $58,44 al barile. Oro -0,18% a $1.223,40.
Sul valutario, cedono tutte le oil currencies, ovvero le valute dei paesi produttori di petrolio. La corona norvegese è piombata ai minimi di 11 anni. Il rublo continua a perdere terreno, con gli analisti di Goldman Sachs che hanno detto che la decisione della banca centrale russa di alzare i tassi di 100 punti base potrebbe non bastare. Riguardo all’euro, la moneta guadagna +0,45% a $1,2467; dollaro/yen -0,17% a JPY 118,45; euro/yen +0,26% a JPY 147,65.
Indice di riferimento Stoxx Europe 600 conclude la peggiore settimana in più di due anni con una flessione -4,6%, zavorrato ormai da giorni dal comparto delle commodities. In particolare, nella seduta odierna, i titoli delle aziende produttrici di materie prime hanno sofferto le perdite più pesanti di tutti i 19 sottoindici, complice anche il rallentamento della produzione industriale della Cina.
In primo piano sui mercati anche le persistenti preoccupazioni per la crisi politica in Grecia, il calo in territorio negativo dell’inflazione core francese e il risultato deludente della seconda tranche di prestiti a tassi di favore che la Bce ha concesso alle banche nell’ambito del piano di TLTRO.
Londra si appresta a chiudere la peggiore settimana dall’inizio della crisi del debito sovrano, più di tre anni fa (per ora il bilancio magrissimo è -5,6%).
L’indice ASE Index di Atene ha perso questa settimana -20%, al ritmo più forte dal 1987; e il computo potrebbe peggiorare ancora, vista l’incertezza politica. Il premier greco Antonis Samaras ha avvertito che il paese, ancora interessato da una grave crisi del debito, rischierebbe effetti catastrofici se il governo dovesse cadere.
Le dichiarazioni del leader dell’esecutivo ellenico giungono poco prima di un voto chiave sotto il piano politico per eleggere il nuovo presidente, il 17 dicembre. Antonis Samaras ha lanciato un appello ai suoi deputati perché ritrovino l’unità e trovino un candidato comune prima del voto, per eleggere il capo di Stato. Se così non fosse, si andrebbe alle elezioni anticipate a inizio 2015.
Nel commentare la situazione Panaghiotis Lafazanis, portavoce di Syriza, ha detto al Parlamento: “Siamo un paese sovrano e indipendente e prenderemo le nostre decisioni e diremo che la troika e i vari memorandum (il riferimento è ai documenti che sono stati firmati dalla Grecia e dai suoi creditori) non sono nell’interesse del paese. E andremo avanti con la cancellazione dei memorandum e fino a quando la troika non lascerà la Grecia. Questo è un impegno legato all’interesse del paese”.
Tornando a Piazza Affari, tra i titoli bancari Mps -1,97%, Bper -4,74%, BPM -4%, BP -3,56%; in un listino tutto tinto di rosso Eni -3,76%, Enel -3,55%, FCA -0,92%, Tenaris -5,19%, Yoox -4,97%, Saipem -5,24%, Snam -2,74%.
Telecom Italia -2,49%, cede sotto il peso delle prese di profitto dopo i guadagni di ieri in scia alle insistenti voci delle offerte giunte dal Brasile per Tim Brasil. Si attendono novità su Mps. È atteso infatti il verdetto del ‘supervisory board’ della Bce che, secondo le attese, dovrebbe dare il via libera al piano correttivo della banca più vecchia al mondo.
Sul versante macro, l’attività nelle fabbriche dell’area euro è cresciuta a mala pena in ottobre, mettendo ancora una volta in evidenza la debolezza dell’economia della regione. La produzione industriale è salita di appena lo 0,1% due mesi fa, pari a metà del rialzo preannunciato. L’indice è cresciuto di un mero +0,7% nell’ultimo anno di tempo e dello 0,8% nell’Unione Europea. In Italia, l’inflazione è salita leggermente in Italia ma resta su livelli preoccupantemente bassi. La produzione industriale cinese ha deluso le stime e così i mercati asiatici hanno ridotto i guadagni iniziali. A novembre l’attività dell’industria è cresciuta del 7,2% annuo. Il dato è peggiore delle attese, che erano per un miglioramento pari a +7,5%.
La Borsa di Tokyo, spinta dall’indebolimento dello yen e dai guadagni di Wall Street, ha guadagnato lo 0,66%, attestandosi a quota 17,371.58, in vista delle elezioni del fine settimana.
(DaC-Lna)