NEW YORK (WSI) – La fase negativa del petrolio è la peggiore di sempre. Secondo gli analisti di Morgan Stanley nemmeno nel 1986 i prezzi hanno subito un attacco tale.
Ciò significa che anche l’impatto sul business e le attività commerciali potrebbe essere il più grande di sempre. “In tal caso non sarà possibile nemmeno analizzare i dati storici per capire come si comporterà questo ciclo”, si legge nel report della banca Usa.
Ci sono molte similutidini tra il ciclo dei prezzi attuale e quello del 1985/86. “La traiettoria del valore del greggio è simile in entrambe le occasioni e anche le ragioni del collasso sono simili”.
Come accaduto 30 anni fa, il Capez e i costi dovrebbero recuperare terreno una volta che la domanda tornerà su livelli normali. “Dal punto di vista dell’offerta non si possono fare paragoni, tuttavia, a causa delle mosse dell’Opce in ambito di produzione”.
L’analista delle materie prime Adam Longson sostiene che il mercato dell’oro nero “sia attualmente sovraccarico di 800.000 barili al giorno. Vuol dire che per superare il limite dell’offerta è bastato solamente l’incremento di produzione dell’Opec – il blocco dei maggiori esportatori di petrolio al mondo – deciso da febbraio.
La scelta dell’Opec di alzare i livelli di produzione anziché mantenere lo status quo, come si attendevano gli analisti, viene citata da Morgan Stanley come “la ragione principale per cui i mercati del greggio non hanno ancora ripreso slancio”.
I futures sul greggio Wti valgono meno di 50 dollari al barile, mentre il contratto analogo sul Brent si aggira intorno ai 56 dollari.
“Se i prezzi rimangono in trading range dove sono stati negli ultimi due tre mesi, allora si può dire con certezza che questa fase di cali sarà peggiore del crollo del 1986”.
E dal momento che non esistono precedenti statistici, sarà impossibile prevedere cosa succederà dopo.
(DaC)