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Torna la febbre del Bitcoin, superata quota 16mila dollari

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Il ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, rimane nella mente come uno dei critici più in vista riguardo a tutto il mondo delle criptovalute. Ora che però il Bitcoin sembra risorto dalle sue ceneri, riportandosi ai massimi dal gennaio 2018, anche la banca americana ha iniziato a guardare con maggiore interesse questa moneta alternativa.

Bitcoin, cosa ne pensano le banche

“La crescita potenziale dei Bitcoin è considerevole, dal momento che compete sempre più da vicino con una valuta come l’oro e che i millennials diventano col tempo un elemento importante dell’universo degli investimenti”, avevano scritto in un report datato 23 ottobre.

Nel giro di qualche giorno, la criptovaluta per eccellenza si è portata a quota 16mila dollari, ancora lontana un 22% dai massimi storici di fine 2017 (19.665 dollari), ma cinque volte più cara rispetto ai minimi toccati nel dicembre 2018.

Fu proprio Dimon a sostenere il Bitcoin, per essere una moneta, fosse piuttosto scomoda da utilizzare come forma di pagamento. Del resto, la volatilità della criptovaluta rende una scommessa per qualsiasi esercente accettare questa forma di pagamento (nel giro di poche ore il suo valore può cambiare drasticamente).

Rimonta dei Bitcoin e prospettive future

Eppure, la notizia che avrebbe incoraggiato la rimonta del Bitcoin potrebbe essere proprio l’annuncio, da parte della società di pagamenti via web PayPal, che la criptovaluta sarebbe stata acquistabile sulla piattaforma e in seguito utilizzabile per effettuare acquisti. Il progetto sarà avviato dapprima negli Usa e, entro metà 2021, a livello internazionale. PayPal, che ha 346 milioni di utenti nel mondo, non ha fatto che seguire le tracce del competitor Square. La società fondata dalla mente di Twitter Jack Dorsey permette da tempo l’acquisto dei Bitcoin; nel terzo trimestre 2020 l’80% dei profitti di Square è derivato proprio dalla criptovaluta.

Un altro paio di elementi potrebbero sostenere il valore del Bitcoin nel tempo. La possibile nascita di criptovalute “di stato”, poi, potrebbe ulteriormente legittimare, almeno da un punto di vista concettuale, l’esistenza del Bitcoin e delle altre monete analoghe. E mentre le banche centrali emettono liquidità a fiumi per sostenere le economie colpite dalla pandemia, il Bitcoin potrebbe essere tornato in auge proprio perché, ancora oggi, è soprattutto una riserva di valore la cui offerta è tenuta necessariamente bassa.