Economia

Toyota, bloccati 14 stabilimenti di produzione. Cosa sta succedendo

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Il colosso dell’automotive Toyota ha segnalato un guasto alla sua linea di produzione automobilistica, e ha dovuto disporne la sospensione temporanea. Sarebbe la normalità, se non fosse che la sospensione ha coinvolto 14 stabilimenti di assemblaggio in Giappone. Il guasto è talmente profondo da aver fatto scattare un’indagine per accertare le cause. E talmente violento da aver portato la produzione interna di una delle case automobilistiche più capitalizzate al mondo a un punto – per ora – morto.

Toyota blocca 14 stabilimenti di produzione

Prima erano solo 12 stabilimenti, poi, come riportato dalla CNBC, si sono aggiunti altri due nel corso di poche ore. Sono quindi 14 gli stabilimenti chiusi da Toyota per un guasto al sistema. Anche se dall’azienda non si sa quanta produzione sarebbe andata persa, si può facilmente presumere che il danno non è così ridotto.

Secondo le stime di Reuters, gli stabilimenti chiusi rappresentano circa un terzo della produzione globale della casa automobilistica. Per questo la stessa azienda vuole riprendere da subito con la produzione, riattivando le operazioni in 25 linee in 12 stabilimenti, e poi provvedere ai due restanti entro mercoledì pomeriggio. Per compensare le perdite, stimano gli analisti, Toyota potrebbe addirittura effettuare turni aggiuntivi.
Anche perché da inizio anno non sono mancati problemi alla major automobilistica. Dopo una serie di tagli alla produzione attribuiti alla carenza di semiconduttori, la produzione di veicoli Toyota era riuscita a ripartire alla grande dopo ben 2 anni, con un +29% nel periodo gennaio-giugno. E con circa 13.500 veicoli al giorno prodotti, senza contare le auto del gruppo Daihatsu e Hino.

Si è parlato di hackeraggio ma, come ha dichiarato da Sawaco Takeda, portavoce della Toyota, a France press “al momento non crediamo si tratti di un attacco informatico. La causa è ancora oggetto di indagine”.

A tratti ricorda un episodio accaduto a febbraio, quando Kojima Industries, uno dei fornitori chiave di Toyota, ha avuto un problema con il sistema informatico. Fosse un fornitore secondario l’azienda non avrebbe sospeso la produzione, ma nel caso di Kojima non poteva fare altrimenti, poiché produce tutte le componenti in plastica per gli interni delle automobili. In quel caso, Toyota ha ripreso le operazioni utilizzando una rete di backup.

Continui attacchi alle case automobilistiche: il caso Ferrari

Il settore automotive è uno dei cuori economici di un paese avanzato, non soltanto a livello di produzione ma anche di investimenti tra i vari comparti metalmeccanici e ingegneristici. Per questo non è inimmaginabile ritrovarsi durante l’anno con attacchi hacker ai loro danni. In Italia una sorte simile a quella di Toyota è accaduta alla Ferrara, con l’attacco informatico di tipo ransomware accaduto a marzo 2023. Si tratta di un tipo di attacco hacker in cui i malviventi rubano informazioni private e protette dai server aziendali, con l’obiettivo di ottenere da parte dell’impresa un riscatto. Nel caso di Ferrari, sarebbero stati rubati alcuni dati di contatto di clienti.

A differenza di quanto accadde con Toyota a marso scorso, però, l’attacco non ha bloccato la produzione della casa automobilistica. In quell’occasione, Ferrari dichiarò che “in linea con la policy aziendale, Ferrari non accoglierà nessuna richiesta di riscatto in quanto acconsentire a simili richieste finanzierebbe attività criminali e permetterebbe agli autori delle minacce di perpetuare i loro attacchi“. Con le indagini in corso, e il supporto di una società di cybersecurity leader a livello mondiale, la casa di Maranello riuscì a individuare gli hacker e a far saltare il ricatto ordito ai loro danni.

I danni degli attacchi hacker all’industria automobilistica

È indubbio che gli attacchi hacker gravino sulle aziende nel lungo periodo. Secondo una stima di Munich Re, l’aumento dei rischi di attacchi informatici ha portato ad un aumento dei premi assicurativi: 9,2 miliardi di dollari nel 2022. Nel 2025, si potrebbe arrivare a 22 miliardi. Per non contare i danni dovuto alla criminalità informatica sul settore stesso, stimati intorno ai 10,5 miliardi di dollari entro il 2025, praticamente il doppio rispetto ai 6 miliardi del 2021. E questo anche per una mancata protezione, dal momento che, secondo un sondaggio CyberAware, 14 aziende top del settore automobilistico oltre 800mila documenti risultano non protetti, e ospitati su server, cloud e database, con 215mila dipendenti con credenziali non protette o compromesse.