I professionisti che gestiscono grandi patrimoni devono abituarsi alla tecnologia che li aiuterà nelle mansioni più ripetitive con l’obiettivo di concentrarsi sul cliente
Tutti parlano di intelligenza artificiale. Per capire se si tratta di una moda passeggera o un tendenza di lungo periodo abbiamo incontrato Giovanni Andrea Incarnato, Italy Wealth & Asset Management Sector Leader di EY.
In quali applicazioni sarà utilizzata l’intelligenza artificiale nel private banking?
Il private banking sta approfondendo i benefici che possono essere raggiunti in termini di esperienza cliente, miglioramento della qualità del servizio, della produttività dei propri dipendenti e delle reti distributive. Le applicazioni di intelligenza artificiale generativa coprono tutta la catena del valore del settore: dal supporto al banker (creazione comunicazioni al cliente, completamento moduli, interrogazione dei dati) al supporto alla consulenza (creazione e argomentazione proposte di consulenza, ricerca fondi) e alle soluzioni self per il cliente (consultazione della ricerca, reporting conversazionale, chatbot evoluti).
In che modo la tecnologia può aiutare il singolo private banker?
L’elevato numero di clienti serviti, l’onerosità della preparazione degli incontri e l’elevata dispendiosità di tempo di molte delle attività operative pongono oggi delle sfide all’eterogeneità del livello di servizio offerto dai banker ai clienti.
La tecnologia può aiutare il professionista semplificando numerose attività, ad esempio automatizzando la creazione di analisi della posizione e dei bisogni del cliente, preparando sintesi delle news di mercato, semplificando la preparazione delle proposte d’investimento e della relativa argomentazione, e sbloccando nuove opportunità commerciali tramite l’esplorazione con linguaggio naturale di basi dati fino ad ora di difficile fruizione.
Si parla di tecnologie molto sofisticate e poi gli italiani fanno la fila per comprare i Btp. C’è qualcosa che non va?
Come ben risaputo il contesto italiano sconta un elevato gap di formazione finanziaria rispetto ad altri Paesi europei: i clienti faticano a comprendere i prodotti più complessi e si orientano su soluzioni semplici e sicure, non percependo l’effettivo e reale impatto delle tecnologie sul mondo della finanza. È molto probabile che i clienti percepiscano i benefici dell’introduzione dell’AI nel private banking senza discernere pienamente l’abilitatore di un più elevato standard di servizio. Più difficile invece pensare che il grande parlare che si fa della tecnologia possa portare il cliente medio a ricorrere a strumenti o tematiche di investimento più innovative, in quanto probabilmente comunque non allineate al loro profilo di rischio e conoscenza. Tuttavia, è importante sottolineare come l’attenzione verso strumenti come ChatGPT possa collocare l’intelligenza artificiale come abilitatore per favorire l’educazione finanziaria da parte del cliente.
Come crede che cambierà il lavoro del private banker?
L’introduzione di nuove tecnologie si affianca all’emergere di preoccupazioni sul futuro del proprio ruolo all’interno dell’azienda e l’avvento della Gen AI non è da meno. È importante però sfatare il mito che questa tecnologia rimpiazzerà la componente umana nella relazione con il cliente. I nuovi strumenti potranno facilitare e potenziare le attività ora svolte dai banker.
La componente umana è chiave per orchestrare le diverse interrogazioni all’AI e nell’interpretazione dei risultati. L’integrazione dell’intelligenza artificiale non presenta dunque una minaccia, ma necessita di un cambiamento delle skills e dell’approccio al ruolo per estrarne appieno i benefici.
L’atteso frazionamento della ricchezza dovuto ai passaggi generazionali come inciderà nel mondo del private?
Il passaggio generazionale è uno dei fenomeni più seguiti negli ultimi anni ma in realtà si sta verificando con una maggiore progressività rispetto a quanto previsto: la causa di ciò è da ricercarsi nell’incremento dell’aspettativa di vita di baby boomers e Gen X. Le maggiori tempistiche di trasmissione della ricchezza possono dare tempo al private banking di attuare un cambio di mentalità e tecnologico per allinearsi al diverso modo di relazionarsi delle nuove generazioni. Il frazionamento del patrimonio sugli eredi può costituire un rischio di dispersione di valore per quelle famiglie i cui componenti hanno relazioni multibancarizzate. Non è dunque da escludere un ribilanciamento delle masse verso gli intermediari più innovativi, rendendo un imperativo per gli operatori l’adozione di un approccio improntato a servire il nucleo familiare nel suo complesso, costruendo fin da subito un rapporto di fiducia con i possibili eredi.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del mensile Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti.