La stagione di inflazione sostenuta e tassi di interesse al 4,5% non frena l’attitudine al risparmio degli italiani, ma ne rilancia la fiducia e gli investimenti finanziari. E’ quanto emerge dall’ultima analisi condotta da Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) che, scattando la fotografia dei primi nove mesi del 2023, ha evidenziato qualche novità rispetto al passato.
Il dato più significativo è che la ricchezza finanziaria degli italiani, ha fatto un balzo di 80 miliardi circa in un anno fino ad arrivare a quota 5.216 miliardi, e con un aumento prossimo al 12% rispetto al 2019, periodo pre-Covid. Nello stesso periodo, complice l’impennata dell’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto, i conti correnti si sono asciugati per 61 miliardi, passando dai 1.633 miliardi di fine 2022 ai 1.572 miliardi di settembre scorso.
“La ricchezza finanziaria delle famiglie equivale a due volte e mezzo il pil italiano e corrisponde a quasi il doppio rispetto al nostro debito pubblico” ha ricordato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
Da cosa deriva incremento della ricchezza
In soli nove mesi, tra azioni, titoli obbligazionari e fondi comuni le famiglie italiane hanno accumulato oltre 144 miliardi in più sotto forma risparmio, con una crescita che si aggira – rispetto al 2022 – a poco meno del 45% circa per i titoli obbligazionari, all’1,69% per i fondi comuni e all’’1,35% per il comparto azionario.
Obbligazioni
In quasi nove mesi, sono i titoli obbligazionari a vincere il primato della crescita con un aumento del 44,3%, pari a 115,2 miliardi aggiuntivi in valore assoluto: il totale degli investimenti in obbligazioni riesce a raggiunge lo stock di 375,2 miliardi nel 2023, rispetto ai 260 miliardi di dicembre 2022.
Azioni
La fotografia completa dei risparmi mostra un saldo più ricco anche per gli investimenti in titoli azionari. L’accelerazione dei mercati che ha caratterizzato soprattutto l’ultima parte del 2023, ha infatti comportato un aumento della ricchezza finanziaria allocata in azioni di ben 20 miliardi in termini di volumi. L’allocazione di risorse accantonate per il comparto si attesta nel 2023 a 1.339 miliardi di euro, confermando una componente importante del portafoglio di impieghi del risparmio come per l’anno precedente (25,7%).
Polizze assicurative
Infine, la necessità di limitare l’erosione del valore dei propri risparmi, unito al fabbisogno di mitigare i rischi legati ad una situazione economica globale ancora incerta, mantiene comunque elevato l’importo complessivo accantonato per le polizze assicurative. Si conferma, anche per il 2023, la scelta di non rinunciare ad allocare una fetta, seppur contenuta, del portafoglio investito nei prodotti assicurativi che si attestano al valore di 1.065 miliardi.
Cresce il debito italiano nelle mani di famiglie e imprese
Negli ultimi due anni, la quota di bot e btp detenuta dai piccoli risparmiatori e dalle aziende è più che raddoppiata e nel corso del 2023 si è assistito a una vistosa accelerazione. A dicembre 2021, con il debito che aveva toccato i 2.572 miliardi, il mercato retail aveva il 6,4% delle obbligazioni emesse dal Tesoro in circolazione, vale a dire 142 miliardi su 2.234 miliardi complessivi di titoli e 2.678 miliardi di debito totale.
A fine 2022, con il debito che aveva toccato i 2.757 miliardi, un primo scatto: la percentuale di titoli statali in mano alle famiglie era salita all’8,7% (199 miliardi su 2.280 miliardi di titoli).
Ma è nei primi 11 mesi dello scorso anno che, tra Btp Italia e Btp Valore, la corsa delle famiglie e delle imprese a comprare debito pubblico si è fatta più insistente: a novembre (ultimo dato disponibile, quando il debito era arrivato a 2.855 miliardi), i privati avevano il 13,5% di bot e btp, cioè 320 miliardi sui 2.378 miliardi totali di emissioni statali. Nello stesso biennio in esame, il debito italiano nei portafogli degli investitori esteri è passato da 685 miliardi del 2021 ai 658 miliardi del 2023, con la quota calata da 30,7% al 27,3%.