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Tragedia Airbus, copilota nascose certificati medici

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MARSIGLIA (WSI) – Il responsabile dello schianto dell’aereo Airbus nelle alpi francesi in cui sono morte 150 persone, il copilota Andreas Lubitz, avrebbe nascoso certificati medici ai colleghi, incluso quello che lo collocava in malattia per un periodo che comprendeva anche il giorno della tragedia

Molti dei documenti sono stato ritrovati dagli inquirenti di Dusseldorf strappati, compreso quello valido per il 24 marzo: l’ipotesi della procura è che Lubitz abbia quindi nascosto sia alla compagnia che ai suoi colleghi il fatto di essere in malattia, la cui natura non è peraltro stata specificata.

Le perquisizioni non hanno invece fornito alcun messaggio di addio o altro materiale di natura politica o religiosa che possa indicare un movente terroristico; la Procura ha infine precisato che per analizzare tutta la documentazione trovata occorrerà ancora qualche giorno.

Ecco come si sono svolti i fatti secondo la ricostruzione dei procuratori francesi. Il giovane pilota avrebbe impedito al comandante di aprire la porta della cabina di pilotaggio. Premesso che potrebbe anche essersi sentito male, le prime indicazioni a disposizione propendono per la tesi del suicidio volontario.

Lubitz, 28enne tedesco che “non è segnalato come possibile terrorista”, era vivo al momento dell’impatto dell’aereo di linea della compagnia low cost Germanwings, controllata da Lufthansa. Lubitz aveva al suo attivo 630 ore di volo e stando alle ricostruzioni degli inquirenti avrebbe azionato il bottone per perdere quota volontariamente. Nel 2009 pare abbia dovuto interrompere l’addestramento da pilota per una “sindrome da esaurimento, da depressione”.

Negli otto minuti in cui la situazione è precipitata, i passaggeri a bordo non hanno avuto tempo di rendersi conto di cosa succedeva. Il comandante ha provato a sfondare porta con accetta, inutilmente. Al momento dello schianto contro la montagna l’aereo si è disintegrato e pertanto la morte di tutte le persone a bordo è stata istantanea.

“Per noi inquirenti – ha riferito il procuratore di Marsiglia – l’interpretazione più plausibile è che il copilota si sia rifiutato di aprire la porta della cambina al comandante e abbia azionato il bottone per comandare la perdita di altitudine”.

Le dichiarazioni confermano le indiscrezioni pubblicate dal New York Times ieri, secondo cui uno dei due piloti sarebbe rimasto chiuso all’esterno della cabina di comando. Il comandante “ha cercato di abbattare la porta”, secondo le rivelazioni del quotidiano, che citava fonti investigative militari.

La cabina di comando ha una porta blindata che non può essere aperta dall’estero per ragioni di sicurezza, a meno che chi è al suo interno non lo consenta.

Sebbene esistano dei codici elettronici esterni che consentono all’equipaggio di aprire la porta in caso di emergenza, se la persona nella cabina di pilotaggio nega l’accesso non c’è modo di entrare. Senza una risposta dopo 30 secondi invece la porta si apre, a dimostrazione del fatto che Lubitz non voleva che il comandante entrasse.

La procura esclude che si tratti di un episodio di terrorismo e sta cercando di capire se il movente sia l’attentato per altri fini o piuttosto un suicidio.

Lubitz viveva a Dusseldorf. Il giovane è nato Montabaur, nella Renania Palatinato e aveva frequentato la Lufthansa Flight School. Lavorava per Germanings dal settembre del 2013.

Carsten Spohr, amministratore delegato di Deutsche Lufthansa, ha confermato che Lubitz aveva superato tutti i test psicologici. “Nei primi 20 minuti, gli scambi verbali tra i piloti sono stati normali, cordiali, non c’è nulla di anomalo. Poi si sente il comandante che chiede al copilota di prendere il comando e si sente il rumore di un sedile che si ritira e la porta che si richiude”, ha raccontato Robin. È in quel momento che il copilota, rimasto “solo al comando” dell’aereo, “manipola i bottoni per azionare la discesa”. “L’azione», sottolinea il pm, “non può che essere volontaria”.

(DaC)