Sono arrivate a conclusione le indagini del pm Michele Ruggiero sugli ex vertici di Deutsche Bank, rei, secondo l’ipotesi accusatoria, di aver venduto 7 degli 8 miliardi di titoli di stato italiani che aveva in portafoglio a inizio 2011 violando la normativa in vigore. La vendita sarebbe stata “massiccia” e condotta “nel brevissimo termine” con il risultato di alterare il valore dei titoli. Alcuni mesi dopo questi fatti, sarebbe scoppiata la crisi dello spread sovrano; il reato si riferisce al periodo compreso fra il gennaio e il luglio 2011.
Risultano indagati nell’ambito delle indagini, per manipolazione del mercato, l’ex presidente Josef Ackermann, gli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jurgen Fitschen, l’ex capo dell’ufficio rischi Hugo Banziger, e Stefan Krause, ex direttore finanziario.
Al cuore dell’accusa ci sono le presunte “condotte artificiose, a carattere informativo ed operativo, da ritenere manipolative del mercato“, legate alla vendita dei titoli italiani da parte di Deutsche Bank. Che, però, respinge ogni accusa definendo l’indagine “priva di fondamento”.
Riguardo alla stagione dello spread, il pm Ruggiero era già stato protagonista di un’inchiesta, arrivata a processo, a carico delle agenzie di rating. Gli imputati di S&P furono assolti. Il pm, però, aveva denunciato: “Sono stato lasciato solo. Evidentemente ci sono verità che è bene restino sullo sfondo”.