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Tre offerte per le banche che hanno tradito il risparmio. Rischio svendita

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Bankitalia comunica che sono tre le offerte per acquistare le quattro good bank nate dalle ceneri di quelle quattro banche italiane che, vicine al crac, sono state salvate in extremis dal governo, allo stesso tempo facendo conoscere ai risparmiatori le tragiche conseguenze del bail-in.

Le quattro good bank sono Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, Nuova Banca delle Marche, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti.

Nella nota di Bankitalia si legge:

“Nel rispetto dei termini previsti dalla procedura per la cessione delle good bank, sono pervenute tre offerte economiche impegnative Le offerte verranno analizzate dagli advisor. Ulteriori comunicazioni seguiranno all’esito delle valutazioni”. Secondo indiscrezioni, a contendersi le quattro banche in blocco sono i due fondi Lone Star, Apax Partners e Apollo.

Si parla poi di una terza offerta limitata all’acquisizione di Bap, la compagnia assicurativa di Banca Etruria (Bap).

E’ scaduta ieri, 21 luglio, alle ore 18, il termine per vendere le quattro banche.

In realtà l’interesse per gli istituti si è ridotto notevolmente nel corso dei mesi, dal momento che inizialmente si parlava di almeno una ventina di potenziali acquirenti.

Il problema è che degli oltre venti attori che avevano manifestato il loro interesse nella prima fase del bando, ne sono rimasti soltanto tre e il rischio è che alla fine dei giochi l’offerta sia una sola. Tutti gli altri, con le carte in mano, vedendo alti costi di gestione e ricavi risicati si sono sfilati uno ad uno lasciando la patata bollente in mano ad Apollo, Apax Partners e Lone Star.

Inoltre, il problema è il prezzo a cui le banche – che sono state affidate alla gestione di Nicastro – saranno vendute. Il timore è che le banche verranno svendute. Secondo rumor, il valore delle proposte non prometterebbe affatto bene: i potenziali acquirenti sarebbero infatti disposti a versare appena un terzo rispetto agli 1,65 miliardi su cui si era puntato ai tempi del salvataggio delle quattro banche.

Così Repubblica in un articolo di qualche giorno fa:

“L’obiettivo primario resta la loro cessione, fondamentale perché il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd, intervenuto massicciamente in un’operazione da 4 miliardi) rientri almeno in parte dell’esborso originario. Al tempo del salvataggio, iniettò 1,8 miliardi di liquidità per ricostruire i patrimoni, poi svalutati a 1,4 miliardi. Da spesare c’è soprattutto il prestito da 1,65 miliardi organizzato da Intesa Sanpaolo, Ubi e Unicredit della durata di 18 mesi, necessario per reperire subito le risorse essenziali per procedere con la ristrutturazione. Proprio il prezzo di vendita delle quattro “good bank” è ora l’ago della bilancia nel processo. Gli interessati all’acquisto sono emersi nei giorni scorsi dai resoconti di stampa: rispondono ai nomi dei tre private equity americani Apax, Lone Star e Apollo, con questi ultimi (già vicini infruttuosamente alla Carige) dati in vantaggio. Da parte loro, però, la cifra massima sul piatto sarebbe intorno al mezzo miliardo: il clima intorno al sistema del credito italiano non è certo dei migliori, in questi tempi, perché i manager dei fondi siano disposti ad abbondare in generosità. Il problema è che una simile offerta al ribasso (ragionando sempre in termini di valori aggregati) obbligherebbe il Fondo a richiamare nuove risorse dagli istituti italiani, per far fronte alle esigenze del rimborso del prestito. Si tratterebbe, in sostanza, di una “minusvalenza” da oltre 1 miliardo da ripartire tra i contribuenti del Fitd”.