PIL pagina 188
Il Giappone da oltre 20 anni è in recessione, il nuovo premier Abe sta adottando politiche monetarie coraggiose. Ma sono sostenibili? Analizziamo il problema.
L’ultima stima dell’aumento del Pil nel 2013 è del 2,4%, mentre quelle antecedenti erano di 3,7%. Nel primo trimestre un misero +1,1%. Energia e gas non attirano più investimenti.
Per la prima volta da anni, forse il programma di stimolo (QE) verra’ annacquato. Ma con cautela: “Una stretta prematura rischia di compromettere la ripresa”. La Federal Reserve prevede un continuo miglioramento dell’occupazione Usa. Sell a Wall Street.
Mentre la Francia entra in recessione e l’Italia assiste a una contrazione mai vista nella storia, dall’altra parte del mondo la droga del denaro facile rimette in modo l’economia.
Recessione italiana peggiora: sette trimestri consecutivi di contrazione, è record. Istat ammette: situazione mai verificata prima.
L’Eurotower ribadisce di essere pronta a nuovi tagli dei tassi se le condizioni lo rendessero necessario. Disoccupazione continua a peggiorare.
Recupero previsto per l’anno prossimo, trainato prevalentemente dalla domanda interna. Crescita comunque moderata. Il mercato del lavoro continuerà a peggiorare. Aumenta disoccupazione, spesa famiglie in calo.
Più veloce di noi anche l’Iran. Peggio solo Grecia, San Marino, Portogallo, Guinea Equatoriale, Slovenia e Spagna. E’ quanto risulta dall’ultima classifica redatta dal Fmi sulla base delle previsioni di crescita per il 2013.
Secondo la Commissione europea, l’economia italiana segnerà una ripresa +0,7% l’anno prossimo. Peggio la disoccupazione, fino al 12,2%. Unica buona notizia: deficit sotto 3% nel 2013 e 2014: vicina uscita procedura, si libereranno almeno una decina di miliardi di euro. Tagliate stime intera Eurozona.
Aumenta il numero degli analisti che ritengono che l’unica ragione per cui i mercati stanno salendo è per la massiccia iniezione di liquidità arrivata dagli istituti. Il grafico di JPM Asset Management spiega tutto. E non è finita qui: si arriverà a un valore più alto del Pil americano.