Nel suo rapporto di ottobre, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’Italia. Dalle nuove stime emerge un quadro più cauto e complicato
trend PIL
PIL
In materia di macroeconomia per PIL, Prodotto Interno Lordo, si intende il totale di beni e servizi prodotti da uno Stato espresso in valuta.
Come si calcola il PIL
Viene misurato in un determinato arco di tempo, di solito un anno, e tiene conto, come detto, della produzione di beni e servizi, realizzati da parte di soggetti residenti e non, destinati al consumo da parte dell’acquirente finale, alle esportazioni nette (differenziale fra esportazioni totali e importazioni totali) o a investimenti sia pubblici che privati. Non rientra in questo conteggio il prodotto destinato a consumi intermedi per ottenere nuovi beni e servizi.
Il PIL, in altre parole, può essere spiegato come:
- produzione totale di beni e servizi dell’economia (diminuita dei consumi intermedi e aumentata delle imposte nette sui prodotti);
- totale della spesa fatta dalle famiglie per i consumi (spesa, gas, luce, …) e dalle imprese per gli investimenti (sede, risorse umane, benefit, …);
- strettamente legato a quanto sopra espresso, il PIL può quindi essere considerato dipendente dalla somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese.
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Pericolo scampato per l’economia Usa che, almeno per ora, evita la recessione. Rassicurazioni in tal senso sono arrivate ieri con la diffusione del Pil del secondo trimestre. Ora la palla passa alla FED
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I calcoli sono quelli dell’Unione Nazionale Consumatori sulla base dell’indice dei prezzi al consumo reso noto oggi dall’Istat.
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Mentre il debito tocca nuovi record negativi, la crescita dell’economia italiana segna il passo: nel 2025, secondo l’istituto di Washington, la crescita del Pil non andrà oltre lo 0,7% (in linea con il 2024), la metà di quella francese.
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