I PIR nel 1° trimestre 2023 hanno continuato a perdere appeal con 720 milioni di deflussi ma molte banche li stanno rilanciando. Ecco perché
trend Piani Individuali di Risparmio (PIR)
Piani Individuali di Risparmio (PIR)
I Piani Individuali di Risparmio (PIR), introdotti nel 2017 con la legge di bilancio di quell’anno, sono un contenitore fiscale dove si possono collocare diverse tipologie di strumento finanziario (azioni, obbligazioni, derivati, ecc.).
In Italia è prevista un’agevolazione fiscale vincolata che consiste principalmente nell’esenzione della tassazione dei redditi. I PIR, pensati per favorire le piccole e medie imprese, riguarda la tipologia di investimento, presentano due vincoli precisi.
PIR pensati per le Pmi italiane
Il primo è che almeno il 70% del valore complessivo degli strumenti finanziari detenuti nel PIR deve essere investito in strumenti finanziari emessi o stipulati con imprese italiane, di stati UE o aderenti all’ASEE ma con sede stabile nel nostro paese.
Inoltre di questo 70%, almeno il 30% deve essere investito in strumenti finanziari emessi da imprese diverse da quelle inserite nell’indice FTSE MIB di Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.
La logica dietro a questa limitazione nei Piani Individuali di Risparmio è quella di aumentare le risorse delle Pmi italiane, le quali incontrano maggiori difficoltà a reperire finanziamenti tramite i canali tradizionali come quello bancario.
Il secondo vincolo, invece, ha l’obiettivo di limitare al 10% la concentrazione dell’investimento in un singolo gruppo. L’idea in questo caso è quella di promuovere la diversificazione, riducendo i rischi per il risparmiatore finale.
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