Guerra valutaria pagina 17
Lo yen grande protagonista a seguito del suo forte recente deprezzamento. E’ proprio la valuta che scatena timori di guerra valutaria. Operativamente, non è ancora il momento di sfruttare il carry trading.
Non e’ da escludere una perdita del 20% quest’anno. A dirlo non sono un gruppo di sconosciuti economisti indipendenti, ma lo stesso segretario al Commercio argentino, Guillermo Moreno.
“Si possono superare crisi senza ricorrere a svalutazioni competive”, per il banchiere centrale Jens Weidmann. “Corriamo il rischio che la guerra internazionale sul fronte dei tassi di cambio diventi ancora piu’ politicizzata” di quanto non lo sia gia’.
Tokyo ha rotto gli indugi, svalutando lo yen. Lo ha fatto per cercare di frenare la deflazione. Ma per gli esperti di mercato si è spinto su un crinale pericoloso: quello di un conflitto di più vasta portata sui mercati valutari. In allerta Europa e Brasile
Durante un intervento alla Tv Usa, Jeffrey Immelt ha elogiato il governo cinese per i cambiamenti in atto nel paese, esortando Washington a tenere buoni rapporti con Pechino: GUARDA VIDEO.
Gli investitori tengano presente che, oltre allo spread BTP/Bund, esiste uno spread azionario tra Borsa Milano e Dax di Francoforte. E che il mercato sconta giĂ la svalutazione della lira, nel caso in cui l’Italia dovesse uscire dall’Euro. Analisi di Borsari.it
Dopo anni a favore delle politiche liberiste, il fondo ammette per la prima volta che misure di controllo sarebbero utili per frenare il surriscaldamento dell’economia e delle valute. La libera circolazione dei capitali presenta rischi.
Un altro che “scende in campo”: non se ne può piĂą. E poi: conti in profondo rosso (-20 milioni) per il fondo Charme (Lussemburgo) facente capo al gaga’ di 64 anni che guida Ferrari e Poltrona Frau. Documento: tutti gli uomini di Montezemolo. Compreso il magnate russo Victor Vekselberg. Le manovre per il governo Monti-eternitĂ .
Al ministero dello Sviluppo Economico se ne parla sempre piu’ da quando le banche sono entrate nell’azionariato del colosso dell’acciaio in crisi, Lucchini, convertendo in quote societarie parte dei 650 milioni di crediti.
Enorme buco nel sistema bancario italiano, nuovo primato dei crediti inesigibili che non verranno mai ripagati da aziende e privati in difficolta’ per la recessione. Secondo quanto emerge dal Bollettino mensile dell’Abi, i depositi dall’estero sono crollati -17% a 366 miliardi di euro, il 13esimo calo consecutivo.