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La revisione al ribasso per il Pil degli Stati Uniti dal +1,2% al +1,1% per il secondo trimestre è dovuta all’ampio “calo delle scorte aziendali, una delle componenti più volatili del Pil, degli investimenti fissi residenziali e delle spese federali”, lo sottolinea Jason Furman, presidente del Council of Economic Advisers della Casa Bianca: i consumi al
La crescita del Regno Unito segna un +0,6% nel secondo trimestre, l’ultimo prima della vittoria del Leave nel referendum sulla Brexit; su base annuale la crescita è stata del 2,2% in linea con quelle che erano le stime preliminari. Traina il Pil britannico soprattutto la crescita dei consumi, in aumento dello 0,9% sul trimestre precedente,
Si ferma il Pil della Francia nel secondo trimestre, che, nel confronto col precedente resta invariato, lo ha comunicato l’istituto nazionale di statistica Insee aggiungendo che il confronto su base annua vede un rialzo dell’1,4%. Gran parte del risultato complessivo sull’andamento del Pil dipende dalla variazione del ciclo delle scorte, che ha eroso 0,7 punti
Il volume degli investimenti in Italia è calato del 29,8% dal 2007 al 2015, una contrazione figlia di una crisi economica che ha ridimensionato gli investimenti di 109,7 miliardi di euro, portando lo stock a 258,8 miliardi: lo indica un rapporto della Cgia di Mestre che evidenzia come i settori più colpiti siano i mezzi
Secondo le previsioni dell’Fmi, la crescita del Pil della Cina rallenterà per i prossimi 5 anni e scenderà sotto la soglia del 6% entro il 2020.
Nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% su base annua.
Da zero virgola a zero: delusione nel trimestre. Crescita vista sotto l’1% quest’anno. Italia fatica a carburare. Fmi aveva ragione, ai livelli pre-crisi tra 10 anni.
Pil positivo invece su base annuale: +0,7%. Una variazione comunque sotto le attese.
Il dato registrato è del +0,4% rispetto al trimestre precedente, superano le attese degli analisti che erano ferme ad un +0,2%.
I principali dati economici, il prodotto interno lordo, l’inflazione e la disoccupazione, sono considerati importanti dalla stragrande maggioranza degli italiani, che, però, non ne tengono conto quando è davvero utile: per compier scelte di lavoro, acquisti e gestire il proprio risparmio. E’ questo quanto emerge dall’analisi di un focus dell’Istat che indica come nove maggiorenni