Il quadro economico dell’Unione Europea risulta disomogeneo se si aumenta lo zoom a livello dei singoli Stati membri, poiché ogni Paese presenta peculiarità e metriche economiche differenti. La sfida dell’UE è renderlo più omogeneo e, in questo contesto, si inserisce il Patto di stabilità e crescita (Stability and Growth Pact), un accordo tra i 27
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Spending Review
Con l’espressione inglese spending review (trad: revisione della spesa pubblica) ci si riferisce a un complesso di azioni e interventi volti a ottimizzare la spesa pubblica, al fine di migliorarne l’efficacia e, possibilmente, ridurne i costi. Il procedimento valuta quali sono i capitoli di spesa da rivedere o addirittura eliminare al fine di ridurre gli sprechi e realizzare così risparmi per le finanze pubbliche.
Coinvolti nella spending review sono sia le organizzazioni statali (ministri, tribunali, sanità pubblica, …) che territoriali (Regioni, Province, Comuni, …), le cui spese vengono sistematicamente analizzate e valutate con particolare attenzione sul come vengono spesi i denari pubblici. Alcuni interventi, poi, si sono concentrati nel rafforzamento della centralizzazione degli acquisti della Pubblica Amministrazione.
Revisione della spesa: i risultati ottenuti
In Italia, il programma relativo alla revisione della spesa venne introdotto dal Governo Monti, attraverso una serie di decreti e Leggi appositamente realizzate mediante Commissioni di studio, con l’obiettivo di migliorare la gestione della crisi del debito pubblico italiano. Più che ridurre la spesa in termini assoluti, le risorse recuperate con la spending review sono finora state utilizzate più che altro per misure espansive oppure per ridurre il deficit.
La relazione pubblicata nell’estate del 2017 dal commissario Yoram Gutgeld, nominato dal governo Renzi, indicava che due terzi del ricavato è servito per risanare i conti pubblici, finanziare i servizi pubblici essenziali e abbassare la pressione fiscale.
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