La trappola fiscale per i manager delle banche estere sarebbe venuta fuori utilizzando le informazioni apprese dalla “voluntary disclosure” dei clienti.
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Voluntary Disclosure
Con il termine Voluntary Disclosure (trad: collaborazione volontaria), ci si riferisce alla procedura fiscale con la quale gli italiani titolari di attività finanziarie all’estero, non dichiarate all’Agenzia delle Entrate, possono sanare la posizione di evasione attraverso il pagamento ridotto di imposte e sanzioni dovute.
Voluntary Disclosure: la procedura
La collaborazione volontaria prevede che il contribuente che voglia sanare, con autodenuncia, la propria posizione fiscale, possa mantenere l’attività all’estero a patto che dia incarico a una fiduciaria italiana. Quest’ultima si occuperà del calcolo delle imposte dovute e relativo versamento al Fisco italiano.
Il calcolo si basa, non solo sulle attività finanziarie e relativi redditi da esse generati direttamente detenuti, ma anche su quelli riconducibili al contribuente in maniera indiretta o tramite interposta persona.
Chi decide di collaborare attraverso la V.D. quindi, non dovrà poi compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi.
Voluntary Disclosure: la denuncia
La denuncia deve essere completa di tutti i documenti e le informazioni necessarie affinché sia possibile ricostruire i redditi maturati per tutti i periodi di imposta per i quali, alla data di presentazione della denuncia stessa, non siano scaduti i termini di accertamento.
Il successo in termini di introiti ottenuto ha fatto sì che il Governo stia decidendo di attuare un Voluntary Disclosure Bis, anche contando sull’approvazione della Legge 1642/2014 con la quale è stato istituito il reato di Autoriciclaggio e che prevede sanzioni penali e amministrative molto severe.
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