Una crescita del Pil 2019 dell’1,6% in salita all’1,7% l’anno successivo, mentre il debito scenderà di un punto percentuale ogni anno per il prossimo triennio. Sono questi i punti principali della nota di aggiornamento al Def, confermati dal ministro dell’Economia Giovanni Tria in un’intervista concessa al Sole 24 Ore.
Intervista in cui Tria difende a spada tratta la manovra e spazza via i rumor sulle sue dimissioni circolate con insistenza nei scorsi giorni. Il suo collega di governo Paolo Savona, tuttavia, rincara la dose ipotizzando una crescita al 3% in un’intervista al Fatto Quotidiano in cui ritiene “sostenibile” il disavanzo pari al 2,4% del Pil.
Anche secondo il premier Giuseppe Conte la manovra mette al sicuro i conti pubblici: “Abbiamo gettato le basi per una manovra seria e coraggiosa, che guarda alla crescita nella stabilità dei conti pubblici”. Lo si legge nella pagina Facebook del presidente del Consiglio che si è espresso in occasione dei quattro mesi dall’insediamento del sedicente “governo del cambiamento”. Conte dice di essere particolarmente soddisfatto per il fatto che “la manovra non taglia un euro al sociale né alla sanità”.
Il problema resta la traiettoria di rientro del debito pubblico. Sotto questo punto di vista, Tria spiega che l’obiettivo con la legge di bilancio è ottenere un calo dell’1% annuo:
“Non è una discesa forte ma maggiore di quella realizzata negli ultimi anni. E sarà garantita anche da una clausola di salvaguardia sulla spesa che sostituisce le clausole sulle entrate fiscali utilizzate finora in ogni manovra per scrivere obiettivi di deficit e debito poi sempre rivisti”.
In merito al discusso tetto del rapporto deficit Pil,
“con i ministri di spesa la mediazione c’è stata e non da poco. Partivamo da un tendenziale al 2%”, spiega il ministro, che assicura: “Mai minacciato le dimissioni”. Senza intesa nel governo, aggiunge, “avremmo avuto rischio di instabilità politica e ancora bassa crescita”.
Investimenti pubblici lo strumento principale per rilanciare la crescita
Parlando dell’agitazione dei mercati finanziari, il ministro ha poi spiegato che:
“il mio auspicio è che spiegando la manovra che stiamo preparando, e gli strumenti che mette in campo per l’obiettivo centrale della crescita, l’allarme rientri”, dichiara Tria, specificando che la legge di bilancio “non è una sfida all’Ue“, anche se “mi rendo conto delle preoccupazioni europee e del fatto che i livelli di deficit previsti non rispondono agli accordi Ue”.
Quanto al richiamo del Quirinale,
“L’equilibrio e il pareggio di bilancio rimane un nostro obiettivo fondamentale, anche se il percorso per raggiungerlo viene allungato nel tempo per dare spazio all’esigenza fondamentale di rilanciare la crescita. Se le condizioni lo permetteranno si cercherà di riavviare il processo prima della fine del triennio”.
Entrando poi nel dettaglio delle misure, Tria ha confermato che lo strumento principale per la crescita, accanto al “rilancio degli investimenti privati favorito anche dalle misure fiscali”, è
“un aumento degli investimenti pubblici. Abbiamo messo in bilancio circa due decimali di Pil aggiuntivi per il 2019, per poi arrivare a quattro decimali (6, 5 miliardi) aggiuntivi nel 2021 rispetto al tendenziale. In sostanza – spiega Tria – nel triennio gli investimenti pubblici addizionali saranno di circa 15 miliardi e si recupererà metà della perdita accumulata negli ultimi dieci anni in termini di Pil. Nel 2021, la quota di deficit sopra il 2% è tutta di investimenti pubblici aggiuntivi”.
Infine la legge Fornero, il cui superamento “ha un costo”, ma lo svecchiamento dei lavoratori “è necessario per aumentare la produttività, anche nella PA, e favorirà in gran parte i giovani”.