Non accennano a rientrare le tensioni tra il governo italiano e l’Unione europea in merito alla manovra. Dopo che ieri la Commissione europea ha messo in dubbio le previsioni di crescita deficit e Pil per il prossimo biennio presenti nella legge di bilancio, non è tardata ad arrivare la risposta del ministro Giovanni Tria.
Ridurre il deficit ora, in questa fase del ciclo economico, sarebbe una missione “suicida” e le critiche rivolte dalle autorità europee alla legge di bilancio dell’Italia per il 2019 sono prive di fondamento. È l’opinione del ministro delle Finanze italiano, che ha ribadito che il governo non farà passi indietro sui suoi piani di bilancio.
Non è inoltre detto, secondo Tria, che l’Ue avvierà una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, come ha fatto intendere anche Mario Centeno, capo dell’Eurogruppo. Il politico portoghese ha tuttavia confidato di sperare che il governo giallo verde riveda la sua posizione e apporti dei miglioramenti al piano di bilancio.
Secondo il titolare del dicastero dell’economia, le previsioni di Bruxelles relative al deficit italiano derivano da “un’analisi non attenta e parziale” del Documento programmatico di bilancio (Dpb) e della legge di Bilancio.
Tria si dice “dispiaciuto” della “défaillance tecnica”. E aggiunge che questo non “influenzerà la continuazione del dialogo costruttivo con la Commissione stessa in cui è impegnato il Governo italiano. Rimane il fatto che il Parlamento italiano ha autorizzato un deficit massimo del 2,4% per il 2019 che il Governo, quindi, è impegnato a rispettare”.
D’accordo con Tria anche il premier Giuseppe Conte, secondo cui le previsioni Ue
“sottovalutano l’impatto positivo della nostra manovra economica e delle nostre riforme strutturali. Andiamo avanti con le nostre stime sui conti pubblici, sulla crescita che aumenterà e sul debito e il deficit che diminuiranno. Non ci sono i presupposti per mettere in discussione la fondatezza e la sostenibilità delle nostre previsioni. Per questo riteniamo assolutamente inverosimile qualsiasi altro tipo di scenario sui conti pubblici italiani”.
Ricordiamo che ieri la Commissione, nelle previsioni di autunno, ha messo in conto per il 2019 un rapporto deficit/Pil italiano al 2,9% a fronte di un Pil in crescita dell’1,2%. Si stratta di stime che stridono con quelle dell’esecutivo italiano, che ha invece fissato un indebitamento al 2,4% del Pil nel 2019 e un obiettivo di crescita a +1,5%.
Bocciando la manovra, la Commissione ha dato all’Italia tempo fino al 13 novembre per presentare un nuovo Dpb e illustrare i “fattori rilevanti” che spiegano la meno marcata riduzione del rapporto debito/pil.