Nei piani del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, non ci sono né piani b contro fantomatici “cigni neri” né, dall’altro lato della barricata, la necessità di stringere la cinghia per recuperare i 5 miliardi la cui necessità è stata oggi ribadita dall’Ecofin.
“Non ci sarà una manovra correttiva“, ha detto chiaramente di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, durante l’esposizione delle linee guida del suo mandato. Come già avvenuto in passato, Tria si presenta come il ministro della moderazione fra i fuochi del “cambiamento” e quello dei “mercati”; entità dalle esigenze difficilmente conciliabili quando si inizia a parlare, innanzitutto, di spesa pubblica.
La manovra correttiva, a quanto si apprende, non ci sarà “in corso d’anno”. In compenso, vengono ribaditi gli impegni verso la riduzione del debito: “il profilo di discesa debito non sarà in discussione, discuteremo dei tempi e del profilo dell’aggiustamento. Il centro della manovra è ribaltare la tendenza fino ad oggi di aumentare sempre la quota di spesa corrente a scapito della spesa per investimenti”.
Nonostante il rallentamento dell’economia, dovuto anche a fattori esterni come i timori per il commercio internazionale, “per il 2018 non cambiamo gli obiettivi; si vedrà a consuntivo se abbiamo rispettato o no gli impegni con l’Ue“.
“Riteniamo che non ci sarà nessun allargamento di bilancio e nessuna restrizione nel senso di manovra correttiva, l’abbiamo già detto. E’ probabile che il gap di 0,3 [richiesto dall’Ecofin e pari a 5 miliardi, Ndr.] si colmi, e se non si colma vedremo, discuteremo a consuntivo, a primavera”. Il punto fondamentale è dunque che, nonostante le promesse del contratto di governo, che andrebbero a costare oltre 100 miliardi di euro, “non ci sarà nessun a inversione di tendenza per quanto riguarda l’aggiustamento strutturale” – ovvero il piano di rientro del deficit pubblico, al netto degli effetti congiunturali sulla crescita, che i critici hanno sempre visto come un freno per lo sviluppo in quanto impone un graduale restringimento delle uscite del bilancio pubblico in rapporto alle entrate. Su questo, ha ribadito Tria, il governo non andrà allo scontro con l’Ue: “La misura e i tempi sono gli unici in discussione. Non è in discussione che si prosegua aggiustamento“.
Al termine dell’incontro dell’Ecofin a Bruxelles, l’incontro collegiale dei ministri delle Finanze europei avvenuto in giornata, Tria aveva poi soddisfatto le curiosità dei giornalisti sul “cigno nero” evocato dal ministro Paolo Savona, ovvero di un’eventualità traumatica di fronte alla quale bisognerebbe essere preparati a rispondere con il famoso piano B per l’uscita dall’euro – non voluta, in questo caso, bensì subita.
“Io non considero i cigni neri sennò non dovrei mai uscire di casa perché potrebbe cadermi una tegola in testa e potrei morire. Ma io sono avventuroso e quindi esco di casa”, aveva detto Tria.