Economia

Trimestrali Usa, impennata del dollaro e costo del lavoro frenano la crescita

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Rallenta la crescita degli utili della aziende Usa, ma regge ancora. Mentre si attende l’inizio della nuova stagione delle trimestrali Usa, con le banche al via in settimana, gli analisti di FactSet mettono nero su bianco le previsioni. Tra luglio e settembre, i profitti delle società dello S&P 500 potrebbero spuntare un rialzo dei profitti del del 2,4% annuale (dal +10% previsto a a giugno). Sarebbe la performance più debole dallo stesso trimestre del 2020, quando in tempi di pandemia soffrirono un declino del 5,7 %.

Simile la stima di un’altra società leader nelle previsioni, Refinitiv, che attende al varco aumenti negli utili trimestrali del 4,1% seppur bruscamente ridimensionati dall’11,1% atteso a luglio. In crescita anche il giro d’affari. FactSet anticipa un rialzo trimestrale dell’8,5% sull’anno scorso,  inferiore al 10% per la prima volta in quasi due anni. Anche il quarto trimestre in corso preserva ora segno positivo, con utili dell’S&P 500 in rialzo del 3,6% e fatturato del 6%.

Le cause dietro il rallentamento delle trimestrali Usa

Insomma, la crescita rallenta ma è pur sempre crescita. Resta invece tutta da verificare l’andamento dei prossimi mesi alla luce anche dell’impennata del dollaro che erode export e profitti generati all’estero chiave per i colossi. Jamie Dimon, ceo di J.P. Morgan, principale banca Usa, ha ammesso che se l’economia americana tuttora “fa bene” entro sei o nove mesi “seri venti contrari” probabilmente spingeranno in recessione gli Stati Uniti e il mondo.

Mentre la maggior parte delle società dell’S&P 500renderà noti gli utili per il terzo trimestre 2022 nelle prossime settimane, il 4% delle società nell’indice (20 società) ha già riportato i risultati degli utili per il terzo trimestre (fino al 6 ottobre). Dietro il rallentamento della redditività, le aziende – riporta Fact Sect – citano il costo del lavoro, le interruzioni e i costi della catena di approvvigionamento ma anche i tassi di cambio sfavorevoli.