NEW YORK (WSI) – Come ho raccontato la scorsa settimana ho visitato Atene con il mio amico Christian Menegatti, che è a capo della ricerca di Roubini Global Economics. Entrambi siamo stati molto impegnati nell’intervistare varie persone. Di seguito vi riporterò alcune delle cose che ho imparato. (Metterò tra virgolette e in corsivo ciò che mi è stato detto mentre il commento che seguirà sarà il mio.) Quindi cominciamo con il ricordare la storia con la quale abbiamo terminato la scorsa settimana:
La serata successiva ci ha offerto un qualcosa di completamente diverso. In serata abbiamo raggiunto la base dell’Acropoli e abbiamo trovato quello che sembrava un posto abbastanza promettente e così siamo entrati. Era ancora molto presto rispetto agli standard greci ma qualcuno stava suonando la chitarra e cantava delle melodie greche, era (hem) un vecchio signore che con dei vecchi amici stava mangiando e bevendo insieme a loro. (Più tardi abbiamo scoperto che da 20 anni si incontravano una volta al mese.)
Dato che la serata ha continuato e il vino era abbondante, si sono poi messi a cantare. E poi è arrivata anche una seconda chitarra. Il cantante ha cantato per tre ore senza una pausa. In un primo momento era da solo, ma poi anche altri si sono uniti al coro. Ogni tanto passava di li il giovane proprietario della taverna e così abbiamo iniziato come la sera prima a fargli delle domande.
Quando ha scoperto quello che stavamo cercando è andato immediatamente all’altro tavolo e ci ha presentato uno di quei signori anziani. A quel punto abbiamo scoperto che era un giornalista economico e presidente (emerito) di una società greca di giornalismo. Ho chiesto subito in prestito una penna e ho incominciato a prendere appunti su una tovagliolo di carta.
Sembrava uno strano miscuglio di pessimismo e di speranza, una perfetta metafora vivente di quello che ho trovato in Grecia. Questo è il miglior governo che lui avesse mai visto nella sua vita: “Mi fido di questo governo.” Ma quando gli chiediamo se è ottimista, a quel punto ha scosso la testa e con aria stanca ha detto di no. Quando gli abbiamo chiesto il motivo a quel punto ci ha detto: “Il governo è prigioniero della burocrazia. Ci sono 4.021 corporazioni (associazioni) e 6.200 codici. Semplicemente non è possibile cambiare le cose. Ci sono 600.000 leggi fiscali. Nessuno sa veramente chi realmente sta pagando.”
Un altro dei signori ha aggiunto: “Il problema sono le leggi: si fanno continuamente delle nuove leggi e ci sono ancora in vigore quelle vecchie; nessuno sa che cosa fare? Se non sai che legge seguire, il tutto diventa molto complicato. In realtà ci sono due problemi: il primo e maggiore problema della Grecia è il sistema legale, non c’è stato di diritto. Il secondo grande problema è che il sistema giuridico è lento, non è possibile ottenere in tempi brevi una sentenza.” In quel momento un sacco di persone annuirono esprimendo il loro accordo in merito all’affermazione.
E poi la prima persona ha continuato dicendo: “Vi ricordate lo spettacolo di qualche anno fa, quando è arrivato un nuovo governo e dopo che si è insediato ha trovato enormi debiti e delle irregolarità contabili? La colpa di tutti i problemi era del vecchio governo in quanto aveva negoziato dei nuovi prestiti con la UE. Naturalmente le stesse persone che stavano accusando i burocrati erano le stesse che li avevano nominati l’ultima volta che erano stati al potere. Il governo ancora oggi non sa come viene speso il denaro. Si cercherà di cambiare. Ma anche se entreranno in vigore le nuove leggi, con le attuali regole un ministro non è obbligato a rispettarle.”
Sembra che la burocrazia sia prigioniera delle corporazioni; questa cosa negli Stati Uniti la definiamo con il termine regulatory capture. Questo succede quando un’agenzia che dovrebbe regolamentare, “che viene costituita per operare nell’interesse del cittadino, segue invece gli interessi delle imprese commerciali o di speciali gruppi di interesse che dominano quella specifica industria. Il Regulatory capture è una forma di fallimento del governo, in quanto può diventare un incoraggiamento per le imprese nel generare delle condizioni controproducenti. Le agenzie sono chiamate ‘captured agencies.'” (Wikipedia)
E questo è un tema comune che abbiamo sentito nei diversi incontri con vari uomini d’affari. Vi è un consenso generale sul fatto che la burocrazia deve diminuire e una forte frustrazione sul fatto che questo non è ancora successo: “Abbiamo perso tempo ma non abbiamo ristrutturato. Il problema più importante è l’inefficienza del settore pubblico; semplicemente costa troppi soldi avviare un nuovo business.”
Il sistema bancario greco è crollato. Le banche semplicemente non hanno soldi da prestare. Prima hanno dovuto accollarsi enormi perdite sui titoli di stato greci. Poi hanno subito delle perdite di grandi dimensioni sui loro portafogli bancari, in quanto il PIL greco si è ridotto del 20% e le imprese non sono state in grado di pagare i loro debiti e a quel punto sono fallite. Infine i loro depositi sono scesi in modo significativo (€ 86miliardi sono fuggiti) o sono stati convertiti in liquidità o trasferiti in banche di altri paesi, dato che i greci erano preoccupati sul fatto che il paese avrebbe lasciato l’euro e sarebbe tornato alla dracma.
A seconda del documento che avete letto (o di quello che avete sentito), l’Europa ha stanziato quasi €50 miliardi per ricapitalizzare le banche greche. €27 miliardi di euro sono serviti per ricapitalizzare le quattro maggiori banche del paese; ma queste dovranno essere in grado di trovare il 10% del denaro da fonti private, solo che nessuno si sta presentando.
Questo fine settimana Il Financial Times ha scritto: “Le banche della Grecia hanno iniziato una frenetica attività di lobbying su quello che è il piano di salvataggio del paese, nel tentativo di allentare le condizioni imposte per la loro ricapitalizzazione e di evitare la completa nazionalizzazione.” (Vi suona familiare? Un esempio di TARP?!)
In questo momento l’unica altra opzione sul tavolo, oltre alla quantità piuttosto irrisoria di denaro privato è la completa nazionalizzazione. “Un banchiere che non ha voluto essere nominato mi ha detto che i libri contabili delle banche greche sono molto peggio rispetto a quanto si possa pensare, dato che le valutazioni delle attività e le stime di ricapitalizzazione risalgono al 2011. Il banchiere ha detto che ‘La Grecia ha raggiunto dei risultati che sono peggiori rispetto allo scenario estremo che era stato ipotizzato’. ‘Nel 2012 la contrazione macroeconomica è stata peggiore rispetto alle previsioni. I crediti stanno ancora peggiorando.'”(FT)
Tutte le altre banche più piccole alla fine saranno completamente nazionalizzate. Questo sarà certamente di aiuto. Più di un uomo d’affari ci ha detto che lui o lei non era più preoccupati dei profitti ma semplicemente della gestione di flussi di cassa e della possibile sopravvivenza, in quanto sperano che ad un certo punto il sistema bancario torni a stabilizzarsi.
“Leggi per nuovi investimenti, forse l’approvazione di alcuni progetti di grandi dimensioni devono poter dare alla gente un motivo per tornare a mettere i soldi sul tavolo. Gli investitori greci e i cittadini devono essere certi che la Grecia farà parte dell’euro. Dobbiamo agire affinché nel lungo termine i soldi si sentano al sicuro. C’è un dilemma: il denaro è scomparso a causa del timore di una possibile uscita dall’euro ed ora non rientra a causa della preoccupazione date da un eccessiva tassazione. Ma se si concedesse un condono per favorire il rimpatrio, questo potrebbe creare del malessere. Non è facile decidere che cosa fare.”
E le tasse sono nella mente di tutti. Sono stati fatti dei notevoli sforzi per raccoglierle. Ma ovunque c’è ancora il sospetto che alcuni non stiano pagando. Ho sentito da numerose fonti che i peggiori criminali sono i medici e gli avvocati, quelli che hanno un reddito particolarmente elevato.
Un profondo senso di ingiustizia
E questo è stato il parere del leader del gruppo di sinistra SYRIZA, Alexis Tsipras, che ha parlato la scorsa settimana al Wall Street Journal, con il giornalista Bret Stephens: Ma Mr. Tsipras ha una visione un po’ strana del sistema sanitario del suo paese nativo. Egli si chiede “Perché in un ospedale pubblico per poter effettuare un intervento chirurgico, [i pazienti] devono allungare una busta [ai medici] con una certa quantità di denaro?”. Perché? Io gli chiederei di restituirmeli. “Perché sono bassi gli stipendi dei medici pagati dallo stato e quindi pensano che sia del tutto naturale per loro aggiungere altre entrate al loro stipendio” accettando quelle buste con del denaro in contanti.
Ho ricordato al signor Tsipras che forse la differenza tra i medici greci e quelli americani è che questi ultimi hanno finora operato in un mercato prevalentemente privato anche se adesso questo sta per cambiare. Su questo lui esita un po’ e dice invece un qualcosa circa la necessità di arrivare ad avere da parte dei cittadini greci una “rivoluzione della propria coscienza” più una “volontà da parte dello Stato” che arrivi da parte dei leader greci. Sembra un qualcosa che ci si aspetterebbe da parte di qualcuno che si chiama Karl Marx e Antonio Gramsci come una fonte di ispirazione intellettuale – romantica nei suoi impulsi, repressiva nelle sue implicazioni-
Ma io non credo che il signor Tsipras sia un totalitario assoluto o un demagogo come dicono i suoi detrattori. Parla del “profondo senso di ingiustizia” che pervade la società greca, nel senso che sono stati sistematicamente utilizzati e traditi dalla loro stessa élite economica e da coloro che sono stati eletti in modo ufficiale.
Varrebbe la pena leggere in modo completo l’articolo. Stephens è un ottimo scrittore. http://www.politicalnewsnow.com/2013/01/29/bret-stephens-the-conscience-of-a-radical-wsj/
Quel senso di tradimento che menziona Tsipras era molto palpabile da parte mia mentre ero li e fa parte del sistema. Negli anni ’70 si è insediato un governo di sinistra che ha iniziato ad inserire “cugini e nipoti” come loro sostenitori nell’attività svolte dal sistema della burocrazia. E quando poi è salito al potere un governo conservatore questo ha fatto la stessa cosa.
Continuavo a sentire che il 30% dei dipendenti pubblici non hanno nemmeno mai visto il posto di lavoro. Alcuni burocrati avevano anche alcuni posti di lavoro nel settore privato, mentre continuavano a percepire lo stipendio da parte del governo. E siccome il governo rappresenta un ampio settore dell’economia e di conseguenza tutti hanno qualcuno in famiglia o nella famiglia di un amico che è parte del problema. Se si modificano le cose questi perderanno il loro posto di lavoro. Fino a poco tempo fa, l’impulso al cambiamento non era ancora indirizzato verso quella direzione.
Ma questo potrebbe cambiare: “Negli anni ’60 ogni greco desiderava essere un imprenditore, invece negli anni ’80 voleva essere un dipendente pubblico ma ora le cose sono cambiate e vogliono tornare nuovamente ad essere degli imprenditori.” Ma il problema è che non ci sono posti di lavoro. La disoccupazione è al 27% (questo è il dato fornito dal governo) e il presidente del Council of Economic Advisors Panos Tsakloglou, ci ha detto che era preoccupato del fatto che questa potrebbe salire al 30% prima di iniziare finalmente a scendere.
Tsakloglou era molto trasparente. Ha detto che il FMI, BCE e UE dovrebbero accettare una qualche forma di rinuncia di una parte del debito e non solo chiedere questa cosa solo al settore privato. La Grecia ha ancora troppo debito perché questo possa essere messo in equilibrio solo con il settore privato.
Evidentemente occorre fare un qualcosa di più di una semplice allungamento del debito in termini di scadenze. Questo è già avvenuto. Il grafico sottostante mostra l’allungamento per periodi superiori ai 35 anni. Invito i miei lettori americani a ripensare al 1978 e a riflettere sull’idea che il debito nazionale degli Stati Uniti è stato da quel momento prorogato per più di 35 anni e quindi vi suggerisco di provare ad immaginare ciò potrebbe succedere al dollaro se ciò avvenisse. [ARTICLEIMAGE]
La disoccupazione tra i giovani greci è superiore al 50%. Questo preoccupa Tsakloglou in quanto i giovani stanno abbandonando il paese. Se le cose si rimettessero velocemente in funzione probabilmente potrebbero tornare indietro. Ma se iniziano a stare lontano dal paese per un periodo sufficientemente lungo e iniziano ad avere dei bambini a quel punto è molto più difficile che tornino. Questo è stato un aspetto che è stato ripreso anche in altri incontri: “Il problema è che i giovani stanno lasciando il paese in quanto gli stipendi continuano a scendere. Ci può essere una grande opportunità se questi ragazzi in questo momento lasciano il paese ma però poi devono decidere di ritornare, è necessario però rimpatriare i nostri greci entro cinque anni.”
I Greci pensano molto all’Europa. Molti sono pronti ad accettare un’Europa più forte a fronte di una minore sovranità del loro governo. “Ma deve succedere un qualcosa che affronti gli squilibri commerciali che si sono creati.” Vi riporto una citazione dal Econ Journal Watch di Barry Eichengreen dove secondo lui ” l’integrazione monetaria limiterebbe l’indipendenza fiscale.
Egli ha sostenuto che l’integrazione sarebbe stata un successo se l’entità dei trasferimenti fiscali nell’Unione Europea fossero stati fortemente superiori al livello di trasferimenti fiscali negli Stati Uniti, in quanto dei possibili shock a livello di paese membro potevano essere significativamente maggiori nei paesi dell’UEM che negli stati degli Stati Uniti. “(Ho incontrato Barry in Sud Africa lo scorso anno quando abbiamo parlato ad una medesima conferenza. Davvero molto riflessivo su un insieme molto ampio di argomenti.)
Avevo già scritto qualche anno fa in merito alla situazione estremamente sfavorevole a cui era andata in contro la bilancia commerciale della Grecia. Questo squilibrio sta scomparendo (e questo avviene durante le depressioni in quanto non ci sono soldi per importare dei beni), così come il differenziale salariale con il resto dell’Europa. Si stima che entro la fine del 2014 il divario salariale sarà quasi completamente annullato.
Un imprenditore mi ha detto che il suo impianto di produzione in Grecia era produttivo tanto quanto quello del suo stabilimento in Germania. La differenza di costi arrivava invece dalla gestione della burocrazia. “Non solo per il costo delle tangenti, ma ancora di più per l’incompetenza.”
Diamo un’occhiata ad un altro grafico di Morgan Stanley: (il primo allegato)
C’era un accordo abbastanza generale sulla necessità che fossero necessari degli investimenti esteri. Non c’è alcun tasso di risparmio interno di cui si possa far conto il che di conseguenza limita la crescita dei depositi e il che significa che le banche sono particolarmente avare anche dopo che la nuova moneta europea le ha aiutate a ricapitalizzarsi.
Il Buono, il Brutto e la Grecia (i Rischi)
Nonostante tutti i problemi si è percepito anche qualche accenno di ottimismo. Un ex funzionario del governo alla domanda se era disposto ad investire il proprio denaro in Grecia ha risposto “In sei mesi se le cose andranno meglio.” E questo lasso di tempo era sulla bocca di tutti.
C’è in arrivo dell’ulteriore austerità e questa dovrà essere accettata. E la cosa non sarà così popolare. Il governo di coalizione ha già visto diverse defezioni ed è rimasto con una maggioranza di soli 13 voti su 300, ne ha persi 16 dallo scorso maggio. Non possono permettersi di perderne ancora molti altri.
C’è da preoccuparsi dell’agitazione politica che ci sarà durante questa primavera, il che potrebbe far si che alcuni membri della coalizione decidano di togliere il loro sostegno al governo. E di conseguenza delle nuove elezioni avrebbero delle ripercussioni economiche. È la mancanza di certezza uno dei maggiori problemi della Grecia.
Tutti sembrano attendersi una stagione turistica particolarmente favorevole e così la situazione potrebbe iniziare a migliorare entro l’estate. Ma per arrivare a quella data ci sono diversi rischi lungo il percorso e la gente è molto concentrata su questo aspetto.
Molti erano espliciti sul fatto che il loro ottimismo era basato in parte sulla prospettiva che il governo doveva cedere alle condizioni poste dalla troika, questo sia rispetto al fatto di dover ridurre la burocrazia che la dimensione stessa del governo. Essi erano molto favorevoli ai nuovi controlli che venivano fatti sul governo ed erano viceversa preoccupati sul fatto che questi potessero scomparire.
E a suo credito la Grecia può essere considerata una rarità in Europa, con un governo che in questo momento ha raggiunto i suoi obiettivi di budget. Sono molto vicini nel raggiungere un “avanzo primario” (un avanzo se si ignora il debito) e questo è il primo passo per recuperare l’accesso al mercato obbligazionario. Con una maggiore capacità di far pagare le tasse e quindi una migliore raccolta, le principali nuove misure di austerità potrebbero a quel punto essere evitate.
Abbiamo anche incontrato Notis Mitarachi, il Vice Ministro dello sviluppo. Due anni fa era un private banker a Londra. E’ ritornato in Grecia e in quel momento si è presentato per poter essere eletto in parlamento e ha vinto. Dato il suo peccato originale (ossia aver lavorato nel settore finanziario) si è posto un obiettivo particolarmente importante, ossia mettere ordine nella burocrazia al fine di aiutare gli investitori esteri ad investire i loro soldi in Grecia.
Egli ha portato con se l’esperienza e si è chiesto perché in Grecia non può diventare così facile fare affari come a Londra. Sogna delle riforme strutturali ma non si aspetta che ci sia un comitato per agire. Lui è lì per aiutare i grandi investitori a superare i problemi. La Grecia ha bisogno degli investimenti esteri se si vuole che il governo sopravviva e questo è il suo attuale obiettivo. Se ci fossero un maggior numero di persone come lui la Grecia avrebbe ancora di più possibilità di uscire fuori dall’attuale situazione.
Questo tipo di rischi rappresentano un qualcosa di normale in una tale situazione. Mentre l’Europa è stata finora disposta a firmare degli assegni in cambio di significativi tagli di bilancio, nel caso però si generasse in alcune capitale europee un ulteriore “stress Greco” questo ovviamente si tradurrebbe in richieste di ancora maggiore austerità, ma a quel punto la cosa sarebbe molto difficile da vendere nuovamente alla popolazione. La Grecia dovrà rientrare in qualche tipo di programma di sostegno europeo per un lungo periodo di tempo.
Un altra fonte di rischio che sembra emergere e che io sto sentendo per la prima volta è la piccola Cipro, il cui sistema bancario è completamente in bancarotta – ma le banche sono quattro volte più grandi del paese ovviamente dal punto di vista finanziario. In questo momento a Cipro c’è forte agitazione da parte della politica, in quanto tra due settimane sono previste delle nuove elezioni (il 17 febbraio).
Mentre i problemi di cassa ammontano solo a circa 10 miliardi di euro, la gestione di questo problema è però particolarmente complessa. Il gestire la situazione con Cipro può a quel punto creare un precedente per trattare con il resto d’Europa. L’Irlanda sta guardando la cosa molto da vicino e si sta chiedendo perché anche loro non possono ottenere una cancellazione del debito. Non c’è consenso tra i diversi paesi Europei su cosa fare su Cipro.
La Russia vorrebbe essere un giocatore in questa partita (e suppongo che probabilmente spera di mettere un piede nelle sue banche) ed è disponibile ad offrire dei soldi se dovesse poter mettere un governo comunista. Se il governo cipriota è in grado di contrarre debito a sufficienza per risolvere il suo problema bancario, allora il governo diventerà insolvente. Il problema di fondo è che Cipro è strettamente legata alla Grecia e i suoi sviluppi influenzeranno l’economia greca.
La buona notizia per la Grecia è che vedo poche ragioni o anche qualsiasi movimento un po’ serio che possa portarla a lasciare l’euro. Sono stato a lungo un euro-scettico dal punto di vista pragmatico-economico. Allo stesso tempo però spero che l’esperimento dell’euro possa riuscire in quanto penso che il mondo possa funzionare meglio con un Europa unita e forte e la neonata zona euro è parte di questo processo.
In ogni caso io non sono tra coloro che devono firmare gli assegni per salvare i diversi paesi, ma tra coloro che devono firmare gli assegni – ossia i cittadini della zona euro – il sentimento è decisamente pro-euro e sembrano anche essere disposti a pagarne le spese.
Sto prendendo atto di quanto sia stato difficile da parte del governo degli Stati Uniti nel dare gli aiuti alle vittime dell’uragano Sandy. Pensavo che la cosa sarebbe successa con particolare facilità. E di nuovo penso a che cosa potrà accadere quando Illinois si presenterà a DC con il cappello in mano per chiedere un piano di salvataggio. Non credo che molti stati saranno disponibili ad aiutarli rispetto al fatto che non sono stati capaci di mantenere una forte disciplina di bilancio e hanno speso i soldi dei contribuenti USA.
E questa è la lezione più grande che si può apprendere dalla Grecia. Gli Europei hanno firmato un assegno alla Grecia. Sappiamo che non erano così felici di farlo. Si sono però anche chiesto il perché hanno lasciato che la Grecia arrivasse fino a quel punto. E comunque alla fine hanno guardato il casino al quale era arrivata la Grecia e hanno mantenuto fede alla loro visione e hanno trovato i soldi per finanziarla, anche se questi soldi arrivavano da contribuenti anonimi.
Tali decisioni possono essere prese solo attraverso una forte consenso generale. Il consenso presente oggi in Europa è quello di fare tutto ciò che è necessario fare. Se questo significa austerità per alcuni ed imposte per altri quello è il prezzo che si deve pagare.
Chi si oppone alla Merkel è molto più a favore dell’Europa di quanto lo sia lei. La determinazione da parte dell’Europa di “lavorare insieme” è molto forte. Devo applaudire per questa cosa. Spero che questa situazione possa essere la medesima anche quando sarà il momento per la Francia di affrontare i propri squilibri di bilancio. Vedremo.
La sfida per la Grecia non è quella di diventare la Germania o i Paesi Bassi. Ogni paese e regione in Europa ha la sua personalità. La sfida per la Grecia è quella di diventare una Grecia più efficiente. Ciò significa che devono cambiare i loro sistemi e risistemare il loro pasticcio burocratico.
I Greci sono rinomati per il loro patriottismo. E’ il momento per i Greci di andare oltre e non essere solo dei patrioti greci ma di diventare dei veri cittadini greci, lavorando tutti insieme per costruire il loro futuro.
Il vostro analista che si meraviglia di come si muove la vita,
John Mauldin
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