C’è chi ha venduto i primi diamanti nel 2011 a un unico cliente e chi ne ha piazzati diversi nel 2015, per somme comprese tra 10 e 20mila euro. Anche i dipendenti di BPM scendono in piazza insieme ai risparmiatori vittime della truffa sui diamanti.
Secondo le denunce arrivate alle associazioni dei consumatori, i diamanti proposti dalle banche come investimenti si sono poi rivelati un bluff a gennaio con il fallimento della Intermarket Diamond Business Spa, società venditrice dei diamanti tramite banche e da lì i risparmiatori si sono accorti che il valore di quanto acquistato era del 25-30% inferiore a quanto promesso.
A Lucca si è tenuta una manifestazione regionale davanti alla sede centrale della Cassa di Risparmio confluita in Banco Bpm e con i risparmiatori beffati sono scesi in piazza i bancari, rappresentati dai sindacati Fisac Cgil, First Cisl, Uilca, Unisin, Fabi chiedendo a gran voce alla banca di rimborsarli.
I clienti sono il nostro pane quotidiano – spiega Maria Elide Girletti, operatore di sportello del Gruppo Bpm a Lucca –, per questo chiediamo all’azienda di rimborsarli. Un passaggio necessario per permettere a noi dipendenti di recuperare credibilità: lavoriamo tutti in piccoli centri e ultimamente abbiamo vissuto situazioni spiacevoli. Andando al bar o portando i figli alla partita ci siamo trovati a discutere faccia a faccia con clienti arrabbiati, che ci chiedono conto dell’accaduto. Diversi colleghi sono stati denunciati per aver fatto il loro lavoro, ovvero aver proposto un investimento che dalla banca ci veniva presentato come sicuro e che era inserito nel budget che ogni dipendente deve raggiungere. Il contratto nazionale prevede che in caso di denunce sia la banca a pagare l’avvocato, ma l’azienda si sta tirando indietro anche su questo fronte. Inoltre, molti non sanno che ci diversi dipendenti del Gruppo Bpm hanno acquistato diamanti per sé o per la famiglia e sono stati trattati come chiunque altro: nel momento in cui hanno fatto reclamo si sono visti rifiutare il risarcimento.