Tanti i messaggi che appaiono oggi sui social media in cui si promette un lauto guadagno con un investimento. Ma attenzione: non è tutto oro quello che luccica.
Come emerge dall’ultima indagine di Revolut, la banca europea autorizzata, lanciata nel Regno Unito nel 2015 per offrire trasferimenti di denaro e cambio valuta e che oggi conta più di 40 milioni di clienti in tutto il mondo, nella seconda metà del 2023, il 77% di tutti i casi di truffa segnalati dai clienti Revolut nello Spazio Economico Europeo (SEE) è iniziato proprio sulle piattaforme di social media.
Revolut: le due truffe prevalenti sui social media nel 2023
Così nel 2023 i dati mostrano che le piattaforme Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger) hanno rappresentato il 61% dei casi e il 40% degli importi totali rubati. Revolut ha inoltre scoperto che le tipologie più comuni di frode che hanno colpito i clienti sono state le truffe sugli acquisti e sugli investimenti, che rappresentano rispettivamente il 70% e il 12% dei casi segnalati.
Nel SEE, Revolut ha scoperto che i due tipi di truffe prevalenti sui social media nel 2023 sono state:
- Truffe sugli investimenti, in cui alle vittime vengono promesse opportunità di “arricchirsi rapidamente” a patto di “investire” grandi quantità di denaro. Nonostante rappresentino solo il 12% dei casi, le truffe sugli investimenti rappresentano il 61% del denaro perso.
- Truffe sugli acquisti in cui le persone vengono indotte con l’inganno ad acquistare articoli che non esistono o non sono quelli pubblicizzati. Questa tipologia di truffe rappresenta il 18% del denaro perso e, anche se non è la più impattante in termini di importi sottratti, è la tipologia di truffa più diffusa. La maggior parte dei casi proviene da marketplace con controlli limitati.
Nel 2023, la Commissione Europea ha presentato nuove proposte legislative che includono il Regolamento sui servizi di pagamento (PSR), volto a introdurre misure con cui le banche possano combattere le truffe legate all’impersonificazione dei dipendenti bancari. Gli Stati membri dell’UE stanno ora cercando di finalizzare la loro posizione su come dovrebbero essere le norme a livello UE per la prevenzione e l’individuazione delle frodi, agendo come co-legislatori insieme alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo. Revolut chiede quindi alle istituzioni locali e dell’UE di fare di più per contribuire a contrastare le frodi alla fonte, ovvero principalmente le piattaforme di social media, piuttosto che concentrarsi solo sulle truffe di furto d’identità dei dipendenti bancari. I dati di Revolut mostrano infatti che le truffe di furto d’identità hanno rappresentato solo il 4% di tutti i casi di frode autorizzati nel 2023.
La situazione in Italia
Guardando all’Italia, il 59% delle truffe segnalate provenienti dai social media è iniziato sulle piattaforme Meta, che rappresentano il 27% delle somme rubate. Woody Malouf, Head of Financial Crime di Revolut, afferma:
“Sosteniamo con forza la proposta della Commissione Europea di migliorare le misure di prevenzione delle frodi implementate dalle banche. Revolut dispone già di una protezione strutturata per i suoi milioni di clienti e i nostri sofisticati controlli di prevenzione delle frodi analizzano oltre mezzo miliardo di transazioni ogni mese, avvisando i nostri clienti quando riteniamo che le loro transazioni siano una truffa. Tuttavia, le banche non possono rappresentare l’unica linea di difesa contro le frodi APP (Authorised Push Payment). I nostri dati mostrano che c’è ancora molto da fare: le piattaforme di social media, e in primis Meta, rimangono un focolaio per le truffe. Se vogliamo affrontare in modo globale le frodi e le truffe, dobbiamo intervenire lungo tutta la catena. Chiediamo quindi all’UE e agli Stati membri di aiutare le BigTech a individuare e rimuovere attivamente i contenuti fraudolenti alla fonte con gli strumenti e i meccanismi giusti”. “Le istituzioni italiane hanno ora la possibilità – insieme ad altre in tutta Europa – di suggerire misure legislative che impongano alle BigTech di combattere le frodi a livello UE. Ci auguriamo che obblighi chiari e giusti incentivi finanziari per le BigTech riducano i livelli di frode APP nell’UE”, conclude Malouf.