Come nelle attese, ieri il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato che è arrivata l‘ora per gli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.
“Siccome i presidenti precedenti avevano fatto questa promessa, andava onorata. Oggi, io la onoro” ha detto Trump in un discorso alla Casa Bianca, annunciando inoltre di aver ordinato al Dipartimento di Stato di inziare a progettare il trasferimento dell‘ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Operazione, quest’ultima, che potrebbe durare tra i tre e i quattro anni.
Trump ha agito in base a una legge del 1995 che richiede che gli Stati Uniti spostino l‘ambasciata a Gerusalemme. I suoi predecessori, Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama hanno evitato di prendere una decisione in merito per evitare di infiammare le tensioni in Medio Oriente.
Sul fronte interno, mentre Israele esulta parlando di ‘giornata storica’ a Gaza si bruciano le bandiere Usa e i palestinesi di Hamas bollano la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato ebraico come un passo che “apre le porte dell’inferno”.
È una “pietra miliare” ma anche “un passo verso la pace”, gongola il premier israeliano Benyamin Netanyahu. “Trump ci porta in guerre senza fine”, tuona invece il presidente palestinese Abu Mazen, che vede la decisione di Trump come la “rinuncia degli Usa al loro ruolo di mediatori di pace”.
La reazione più dura è arrivata da Hamas:
“Riconoscendo Gerusalemme capitale di Israele e preannunciando lo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv, Donald Trump ha aperto le porte dell’Inferno. Questa è una flagrante aggressione contro il popolo palestinese”. Hamas ha inoltre chiesto ad arabi e musulmani di agire per “minare gli interessi degli Stati Uniti nella regione”.
La mossa ha suscitato forti critiche e preoccupazioni da praticamente tutta la comunità internazionale per le eventuali ripercussioni. Lo status di Gerusalemme, che ospita siti sacri per musulmani, ebrei e cristiani, è uno dei temi più spinosi degli sforzi per la pace in Medio Oriente.
Israele ritiene la città la sua eterna e indivisibile capitale e vuole che tutte le ambasciate abbiano lì la propria sede. I palestinesi la vogliono capitale dello stato palestinese nel settore orientale della città, che Israele conquistò nella guerra del 1967 e annesse in una mossa mai riconosciuta a livello internazionale.
Per alcuni osservatori, la decisione di Trump rappresenta una dichiarazione di guerra cosī come Cina e Russia hanno espresso timori per la decisione. Anche Papa Francesco ha chiesto che venga rispettato lo status quo di Gerusalemme, dicendo che nuovi tensioni aggreverebbo i conflitti nel mondo.
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