Economia

Trump cerca consenso bipartisan su immigrati, attacca Cina e Russia

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Un accordo bipartisan al Congresso per mettere a punto la riforma dell’immigrazione e un piano per il rilancio delle infrastrutturale da 1,5 miliardi di dollari, 500 milioni di dollari in più di quanto promesso fino ad ora. Sono questi i due punti chiave su cui Donald Trump spera di ottenere consensi dopo avere portato a casa quella che secondo lui è la “più  grande riforma fiscale nella storia americana”.

Lo ha detto il presidente americano nel suo primo discorso sullo Stato dell’Unione, che Quartz, il sito di economia, tech e finanza dell’Atlantic ha definito “Stato della Disunione”, per via delle divisioni tra le istituzioni (vedi lotta tra FBI, Dipartimento di Giustizia e governo nell’inchiesta sul Russiagate) e tra il governo centrale federale e le città e autorità locali, in diversi ambiti come clima, immigrazione, net neutrality, diritti e persino legalizzazione della marijuana.

Nel discorso lungo 80 minuti non sono mancati momenti “classici” alla Trump di auto celebrazione, ma anche richiami all’unità ai legislatori di ambo i partiti, al fine di creare le condizioni volte a sfruttare un “nuovo momento americano” in cui un Paese più “sicuro, forte e orgoglioso” potrà tornare a rincorrere il sogno americano: “Non c’è mai stato un momento migliore per iniziare a viverlo”, ha detto Trump, sottolineando – in riferimento all’agenda di stampo protezionista della sua amministrazione – che è finito il periodo di “sottomissione economica”.

Immigrazione

Su questo fronte, Trump chiede unità anche se sarà difficile da ottenere. A fronte delle promesse di spianare la strada verso la cittadinanza di quasi 2 milioni di migranti irregolari, chiede in cambio miliardi di dollari per la costruzione del muro lungo il confine con il Messico e la fine di due programmi molto popolari: la lotteria per ottenere la Carta Verde e la ‘Chain migration’, un sistema che consente a un famigliare legalmente residente in Usa di sponsorizzarne un altro.

“Nell’era del terrorismo, questi programmi presentano rischi che non ci possiamo piu’ permettere”, ha spiegato.

Infrastrutture

In tema di infrastrutture, i dettagli scarseggiano. L’inquilino della Casa Bianca ha promesso “nuove strade, ponti, autostrade e ferrovie”. Ma per avere “un’infrastruttura moderna, affidabile, veloce e sicura” serve non solo un Congresso unito ma anche il denaro per finanziare i progetti. Trump intende usare fondi federali, oltre a quelli statali, municipali e privati. Non ha però detto quanti soldi usciranno dalle casse di Washington. In passato membri dell’amministrazione avevano parlato di un esborso di 200 miliardi di dollari.

Commercio

In tema di commercio, per una volta Trump ha evitato di minacciare accordi esistenti o di accusare partner commerciali. Nella notte italiana, il leader Usa ha semplicemente ribadito che “l’era dell’arresa  è finita. D’ora in poi, ci aspettiamo relazioni commerciali giuste e reciproche”. Trump ha promesso di “lavorare per aggiustare accordi commerciali cattivi e negoziarne di nuovi“. Di Pechino e Mosca ha parlato solo dicendo che “rivali come la Cina e la Russia sfidano i nostri interessi, la nostra economia e i nostri rivali”.

Politica estera

Durante il discorso sullo Stato dell’Unione, non sono mancati riferimenti all‘Iran. Trump ha ripetuto che l’accordo storico sul nucleare siglato nel 2015 dalle principali potenze mondiali (Usa inclusi) è “terribile”. Come nelle attese, ha attaccato nuovamente la Corea del Nord e il suo regime “depravato, spegiudicato e crudele”. Nessun riferimenti invece al Russiagate, quello che secondo Trump e’ stata una “caccia alle streghe”.