Dopo la Federal Reserve e la Cina, il presidente Donald Trump riserva un altro attacco questa volta al presidente iranano Hassan Rouhani colpevole di aver definito un eventuale conflitto degli Stati Uniti contro la Repubblica islamica “la madre di tutte le guerre”.
“Non minacciare mai più gli Stati Uniti o ne pagherete le conseguenze, come pochi nella storia ne hanno sofferte prima. Non siamo un Paese che tollererà più le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione”.
Così scrive Trump su Twitter. Sulla stessa scia anche il segretario di Stato Mike Pompeo che in un discorso al Ronald Reagan Presidential Library e Museum davanti alla diaspora iraniana, ha accusato i leader iraniani di assomigliare alla mafia più che a un governo.
“Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime dimostra che l’Iran è guidato da qualcosa che assomiglia alla mafia più che a un governo. Qualche volta sembra che il mondo sia diventato insensibile davanti all’autoritarismo del regime in casa ed alle sue campagne di violenza all’estero, ma l’orgoglioso popolo iraniano non resta in silenzio sui molti abusi del suo governo (…) gli Stati Uniti non hanno paura di sanzionare al più alto livello il regime di Teheran, che rappresenta un incubo per il popolo iraniano (…) gli altri Paesi devono cooperare per ridurre il più possibile vicino allo zero le importazioni di petrolio iraniano da qui al novembre prossimo, quando entreranno in vigore le sanzioni americane, decise dopo il ritiro dall’accordo sul nucleare annunciato a maggio. Chiediamo a tutti i Paesi che sono stanchi del comportamento distruttivo della Repubblica islamica di unirsi alla nostra campagna di pressione, e questo riguarda in particolare i nostri alleati in Medio Oriente ed in Europea, dove ci sono persone che sono state terrorizzate per decenni dall’attività violenta del regime”.