Continuano le minacce del presidente Usa Donald Trump nei confronti della Cina. Intervistato alla CNBC, l’inquilino della Casa Bianca ha confermato l’intenzione di imporre nuovi dazi, qualora il presidente cinese Xi Jinping non dovesse presentarsi alla riunione del G20 dei capi di stato, in calendario i prossimi 28 e 29 giugno a Osaka, in Giappone.
Allo stesso tempo, il presidente Usa ha detto che sarebbe sorpreso se Xi decidesse di non partecipare alla riunione del G20, ma questo dovesse verificarsi, gli Stati Uniti che hanno già imposto tariffe sul 35-40% dei prodotti cinesi che gli Usa importano – “tasseranno il restante 60%” dei prodotti esportati.
Nei giorni scorsi, Trump aveva minacciato di imporre dazi su $300 miliardi di beni cinesi, dopo aver alzato le tariffe, lo scorso mese, su prodotti cinesi per un valore di $250 miliardi.
Nel sua consueta retorica, Trump ha poi difeso a spada tratta l’utilizzo dei dazi, che mettono gli Stati Uniti “in un enorme vantaggio competitivo”, e allo stesso tempo si è detto convinto che alla fine la Cina farà un accordo con gli Stati Uniti “perché dovranno farlo”.
“L’accordo con la Cina funzionerà. Sapete perché? A causa delle tariffe”, ha detto Trump. “Lo dimostra l’emorragia di aziende, che lasciano il paese per trasferire la propria sede altrove per non pagare i dazi”.
Parole che sono in contrasto con i dati della bilancia commerciale cinese pubblicati ieri, da cui invece è emersa una crescita significativa dell’avanzo commerciale.
Ma non finisce qui. Durante l’intervista alla CNBC, Trump ha minacciato di aprire un nuovo fronte: quello della guerra al vino francese, imponendo dazi sulle bottiglie di Sancerre o di Chablis importate negli Usa.
Un vero e proprio sgambetto all’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, che Trump ha incontrato in Normandia appena la scorsa settimana, in occasione delle celebrazioni del D-Day, elogiando davanti alle telecamere di tutto il mondo gli “eccezionali” rapporti tra loro due.
“La Francia si fa pagare molto per i nostri vini, mentre noi li facciamo pagare molto poco per il loro vino. È ingiusto, e gli Stati Uniti dovranno fare qualcosa”.