WASHINGTON (WSI) – I recenti guadagni di borsa stanno contribuendo a ridurre il debito pubblico in una sorta di controbilanciamento. Così il presidente Donald Trump in un’intervista su Fox News, in cui ha sostenuto che “in un certo senso” i guadagni ottenuti dai mercati finanziari privati riducono il debito pubblico.
Un’affermazione errata, dicono gli analisti, ma che indica chiaramente come il presidente considera l’interazione economica tra il governo federale e Wall Street.
“Il paese ha un debito di oltre 20 trilioni di dollari. Come sapete, negli ultimi otto anni [il governo federale] ha preso in prestito più di quanto non abbia fatto in tutta la storia del nostro paese. Così hanno preso in prestito più di 10 trilioni di dollari, giusto? Eppure abbiamo raccolto 5,2 trilioni di dollari solo nel mercato azionario. Probabilmente tutto ha ripreso in termini di valore nei primi nove mesi. Così si potrebbe dire, in un certo senso, che stiamo davvero aumentando i valori. E forse in un certo senso stiamo riducendo il debito. Ne siamo molto onorati”.
Mentre è vero che gli indici azionari statunitensi sono aumentati notevolmente durante l’amministrazione Trump, i guadagni correnti fanno parte di un mercato soggetto al rialzo che ha avuto inizio nella primavera del 2009, quando il paese ha iniziato a riprendersi dalla Grande Recessione e dal crollo del mercato immobiliare. Ed è assolutamente vero che il debito nazionale è aumentato di 9 trilioni di dollari durante il mandato del presidente Barack Obama, ma molti analisti non credono all’affermazione di Trump secondo cui il debito stava diminuendo perché i mercati stanno aumentando di valore.
Durante gli otto anni della presidenza Obama, tra il 2009 e il 2017, l’ S&P 500 è arrivato al 235% mentre il debito nazionale è salito vertiginosamente. E mentre Trump ama parlare di “riduzione del debito”, le proposte di politica economica che ha presentato finora, in particolare il suo piano di riforma fiscale, potrebbero facilmente aggiungere altri mille miliardi di dollari al debito, secondo gli economisti.