Dopo aver deciso un nuovo aumento dei dazi, entrato in vigore lo scorso venerdì, il presidente Usa Donald Trump lancia un ultimatum alla Cina: Pechino deve chiudere un accordo commerciale con gli Stati Uniti senza aspettare le prossime elezioni americane o “sarà molto peggio”.
“Penso che la Cina abbia sentito che sarebbe stata sconfitta così malamente nel recente negoziato – si legge in un tweet del Presidente Usa- da poter anche aspettare le prossime elezioni del 2020 per vedere se potevano essere fortunati e avere una vittoria democratica, nel qual caso avrebbero continuato a fregare gli Usa per 500 miliardi di dollari all’anno”. “L’unico problema – scrive ancora Trump – è che sanno che vincerò (i migliori numeri su economia e occupazione nella storia degli Stati Uniti, e molto altro), e l’accordo sarà molto peggio per loro se sarà negoziato nel mio secondo mandato. Sarebbe saggio per loro agire subito, ma amo collezionare grandi dazi!”.
Pesanti le ripercussioni sui futures dei principali indici di Wall Street con i mercati continuano a monitorare gli sviluppi della guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina. In mattinata, i futures sul Dow segnano un calo di oltre 250 punti.
“Nel breve termine gli investitori non escludono possibili azioni di ritorsioni da parte della Cina. Tale eventualità causerebbe un selloff dei mercati”, hanno scritto in una nota gli strateghi del DBS Group Research di Singapore.
Cina può ricorre all’opzione nucleare: svendita di Bond Usa
Intanto, secondo James Sullivan, capo della ricerca azionaria in Asia di J.P. Morgan, la guerra a colpi di dazi tra Usa e Cina è solo la prima di una serie di battaglie sul fronte commerciale a cui rischiamo di assistere nei prossimi anni alla luce della nascita di un mondo multipolare con nuove economie che aumentano il loro peso nell’economia mondiale.
“Questi negoziati commerciali fanno ora parte dello scenario dei mercati globali per i prossimi 10 o 20 anni, dal momento che questi paesi provano a ritagliarsi il loro posto nel mondo”, ha detto Sullivan in un’intervista alla CNBC.
Pechino, che ha un ruolo fondamentale nel finanziamento del deficit americano, potrebbe ricorrere anche all’opzione nucleare. Ossia alla vendita dei Bond americani, di cui la Cina possiede 1.123 miliardi di dollari. Stando agli ultimi dati a disposizione di dicembre 2018, è il primo creditore straniero dei Treasuries, davanti al Giappone ($1.042 miliardi).
Il governo federale americano possiede circa un terzo dei 22 mila miliardi di debito governativo. Il resto appartiene a investitori stranieri (aziende, entità pubbliche e singoli investitori). Si va dai pensionati statunitensi al governo cinese. Tuttavia è probabile che se la Cina dovesse decidere di riscuotere d’un colpo tutti i Treasuries in suo possesso, cosa non impossibile data la scadenza media dei titoli, è molto probabile che la Federal Reserve e altri istituti andrebbero a riempire il vuoto venutosi a formare.