Non si attenuano le tensioni tra Usa e Cina. Anzi, l’accordo commerciale tra i due paesi, dato quasi per scontato fino a qualche settimana fa, sembra ora sempre più lontano. Questo almeno è quanto si deduce dalle ultime dichiarazioni del presidente Usa, Donald Trump, che non ha escluso un nuova tornata di dazi contro Pechino per altri 300 miliardi di dollari.
“Nel nostri colloqui con la Cina stanno accadendo molte cose interessanti. Vedremo cosa succederà. È possibile un aumento dei dazi per un valore di 300 miliardi di dollari. Una mossa che farò al momento giusto “, ha detto Trump, senza fornire dettagli su quali prodotti potrebbero essere presi di mira.
Mercati ignorano nuove minacce di Trump
Parole che suonano come un ricatto, alla luce delle dichiarazioni successive: “Penso che la Cina voglia trovare un accordo e la stessa cosa penso per il Messico”, ha detto all’aeroporto irlandese di Shanno, prima di partire per la Francia. Le dichiarazioni hanno per il momento risparmiato i mercati azionari, con i future sui principali indici della Borsa americana che guadagnano qualcosa. Le principali Borse europee scambiano con rialzi compresi tra lo 0,5 e l’1%.
I negoziati tra Pechino e l’amministrazione del presidente Donald Trump hanno preso una brutta piega all’inizio di maggio con l’aumento delle tariffe per $ 200 miliardi sui beni cinesi esportati negli Stati Uniti e un divieto per le società americane che fanno affari con il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei. Pechino ha risposto con tariffe sui beni importati dagli Stati Uniti per un valore di $ 60 miliardi.
E sui riflessi negativi della guerra dei dazi Usa-Cina sull’economia mondiale un nuovo allarme è arrivato ieri dal Fondo Monetario Internazionale. Secondo il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, le tensioni commerciali tra i due paesi costeranno all’economia mondiale lo 0,5% del Pil nel 2020. Riviste al ribasso le stime sulla crescita globale 2019, che ora indica un + 6,2 per cento, sotto il 6,3 previsto in precedenza. Per l’Italia conferma una crescita di appena lo 0,1 per cento, mezzo punto in meno delle previsioni di gennaio.
L’inflazione complessiva dovrebbe salire al 2,3% nel 2019, per l’aumento dei prezzi alimentari e l’Fmi punta il dito sulla crescente iniqua distribuzione della ricchezza, giudicando “insoddisfacenti i processi volti a ridurre le diseguaglianze di reddito a livello globale”.