Donald Trump apre un nuovo fronte di conflitto internazionale. Questa volta nel mirino finisce la Germania di Angela Merkel. Il presidente degli Stati Uniti ha detto ieri che sta sta valutando potenziali sanzioni contro il gasdotto russo Nord Stream 2 e ha avvertito Berlino che rischia di essere “ostaggio della Russia” se dipende dai suoi prodotti energetici. L’ipotesi, già ventilata, è stata fatta parlando alla stampa dallo Studio Ovale, dove Trump ha accolto il presidente polacco.
“È qualcosa su cui sto pensando”, ha detto Trump quando i giornalisti gli hanno domandato sulle possibili sanzioni statunitensi contro il gasdotto tra Russia e Germania. “Le persone hanno il diritto di fare ciò che vogliono fare. Ci sto pensando, sono io quello che ha sollevato il problema del gasdotto”, ha detto Trump ai giornalisti.
Come i precedenti presidenti degli Stati Uniti, Trump si oppone a Nord Stream 2, un progetto da 9,5 miliardi di dollari che corre sotto il Mar Baltico, sul timore che il gasdotto venga usato da Mosca come arma politica, grazie a un maggiore controllo sulle forniture energetiche per l’Europa.
Nel corso del loro incontro, Trump e il leader polacco hanno deciso il potenziale invio in Polonia di due mila soldati americani ora in Germania. La Polonia ha deciso inoltre l’acquisto di F-35, che per l’occasione voleranno sopra la Casa Bianca.
Sul fronte della guerra commerciale con la Cina, Trump ha mostrato ottimismo sulla possibilità di raggiungere un’intesa.
“Ho la sensazione che faremo un accordo con la Cina” ha detto il presidente americano, Donald Trump, parlando dallo Studio Ovale dove sta ricevendo il presidente polacco.
Per il terzo giorno di fila, l’inquilino della Casa Bianca ha spiegato di aspettarsi un incontro con il presidente cinese Xi Jinping nel corso del prossimo G20, previsto a fine mese in Giappone e dove si aspetta di vedere anche il presidente russo Vladimir Putin.
“Se non ci sarà un accordo, altri dazi scatteranno”, ha ribadito facendo riferimento a quelli da tempo minacciati pari al 25% su 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Secondo lui, un’intesa era stata praticamente raggiunta ma poi le trattative sono saltate all’inizio di maggio, quando Washington ha accusato Pechino di avere fatto marcia indietro rispetto a impegni già presi (tesi respinta dalla Cina).