Trump perde colpi nei sondaggi: cosa cambia per gli investitori in caso di vittoria democratica
Le prospettive di rielezione del presidente Donald Trump sono nettamente peggiorate dopo lo scoppio della pandemia di coronavirus negli Stati Uniti. Gli ultimi sondaggi condotti dalla Quinnipiac University danno il candidato democratico, ex vice-presidente dell’era Obama, Joe Biden, in testa di 15 punti il suo rivale, al 52% contro il 37% del presidente uscente
Biden rimane in vantaggio, anche se solo di 11 punti, anche nel sondaggio nazionale condotto da Nbc e Wall Street Journal. Anche in questo caso sul calo di popolarità del presidente uscente avrebbe pesato la gestione dell’emergenza coronavirus. Solo il 37% degli intervistati, infatti, approva la gestione dell’emergenza da parte di Trump, una percentuale che è in calo di 6 punti rispetto al mese scorso.
“Con l’inizio della campagna elettorale – spiega Norman Villamin, CIO Wealth Management di Union Bancaire Privée (UBP) – è probabile che il presidente Trump concentrerà la sua campagna sulla ripresa dello slancio economico per assicurarsi i voti dei suoi sostenitori a novembre. Grazie all’allentamento delle misure di lock-down a maggio, l’economia USA sta già assistendo alla stessa flessione delle attività che si è verificata nel post lock-down in Cina e in Europa.
Tuttavia, i nuovi focolai in alcuni Stati chiave rappresentano una minaccia per la ripresa. Gli investitori dovrebbero però essere consapevoli del fatto che sia la Federal Reserve sia il Dipartimento del Tesoro USA dispongono di ingenti risorse da impiegare qualora l’economia nazionale dovesse vacillare ancora. La Fed infatti, non ha utilizzato tutti gli strumenti a sua disposizione. Resta quindi ancora un potenziale stimolo monetario di riserva di portata analoga. Il Segretario del Tesoro ha emesso titoli del Tesoro (che la Federal Reserve ha acquistato indirettamente) a un ritmo che supera i suoi esborsi di 1,2 mila miliardi di dollari USA. Questi fondi potrebbero ancora essere iniettati nell’economia statunitense sotto forma di stimoli fiscali qualora l’esecutivo lo ritenesse necessario”.
Sul piano geopolitico, qualora gli Stati Uniti prendessero altri provvedimenti ostili contro la Cina,
“la natura della risposta cinese potrebbe essere ben diversa dalle misure valutarie e commerciali adottate finora. Con il quantitative easing illimitato della Fed e la continua debolezza degli scambi globali, gli strumenti a disposizione della Cina (vendita di Treasury USA o deprezzamento del CNY) rischiano di non sortire gli effetti desiderati. Pertanto, Pechino potrebbe ricorrere a interventi geopolitici non commerciali, spostando così il conflitto su un nuovo campo di battaglia.
Alla luce dello svantaggio nei sondaggi, vi è il rischio che Trump possa scatenare un conflitto internazionale per guadagnare sostenitori. Infatti, l’amministrazione Trump ha già gettato le basi con rinnovate, seppur ancora modeste, pressioni sull’accesso della Cina alle tecnologie avanzate e ha aperto un nuovo fronte sull’accesso di Pechino ai mercati di capitali in USD. Prevediamo che Trump farà tutto il possibile per rimanere alla Casa Bianca, ma nel caso in cui i suoi sforzi fallissero, le implicazioni di una presidenza Biden saranno probabilmente significative per gli investitori. Nel complesso, con un cambio di partito alla Casa Bianca, gli investitori dovrebbero aspettarsi un riallineamento di alcune posizioni politiche chiave. Biden potrebbe far emergere dei timori circa i profitti delle società, in quanto il piano fiscale del candidato democratico prevede una parziale revisione dei tagli alle imposte concessi da Trump. Il programma di Biden prevede inoltre delle misure che farebbero incrementare le imposte sul reddito intangibile globale a bassa imposizione fiscale dal 10,5% al 21%”.
Cosa aspettarsi sul fronte dei mercati?
“Con i mercati che, secondo i nostri calcoli, già prezzano ampiamente la prospettiva di una piena ripresa degli utili societari nel 2021 ai livelli pre-recessione, l’eventualità di un aumento non solo delle aliquote d’imposta sulle società ma anche di una più ampia rete di imposte societarie è probabilmente sottovalutata dalle attuali aspettative sugli utili per il 2021” aggiunge Villamin. Che spiega ancora:
“Nonostante l’aumento delle imposte sulle imprese, i deficit di bilancio dovrebbero rimanere elevati, poiché l’aumento delle imposte sulle imprese sarà probabilmente abbinato a programmi infrastrutturali e ad altri programmi di spesa per raggiungere gli obiettivi economici e sociali.
In particolare, la campagna di Biden ha delineato un programma dedicato alle infrastrutture per ripristinare un sistema infrastrutturale nazionale al collasso, ma con un focus particolare sui posti di lavoro collegati al settore e sulla formazione.
Biden si è inoltre impegnato a rendere il trasporto pubblico più ecologico ed efficiente. Anche se i disavanzi di bilancio statunitensi hanno già raggiunto quasi il 10% del PIL a metà del 2020, gran parte di quella spesa è stata utilizzata per sostituire il reddito perso a causa del blocco dell’economia da marzo a maggio. Se la politica fiscale dovesse spostare il fulcro dalle misure di sostituzione del reddito a programmi di spesa a lungo termine per il rafforzamento delle infrastrutture, questo potrebbe iniziare a ridurre i divari di performance e di valutazione che sono emersi tra titoli growth e value.
Detto questo, se da un lato il programma per le infrastrutture proposto da Biden avrà componenti tradizionali (ad esempio strade, ponti, ferrovie), dall’altro incorporerà una quota significativa di spesa che fungerà da catalizzatore per stimolare la trasformazione delle infrastrutture americane. Ciò potrebbe creare nuove opportunità orientate alla “crescita”, in quanto la pandemia COVID-19 e il lock-down hanno stimolato l’accelerazione della trasformazione e l’emergere di nuovi segmenti di crescita in altri aspetti dell’economia americana”.
Politica internazionale, verso un approccio più multilaterale
Infine, sul piano delle relazioni internazionali – secondo Villamin – con Biden Presidente, gli USA potrebbero tornare a un approccio più multilaterale, in particolare nei confronti delle democrazie liberali globali.
“Se la prospettiva di un confronto duro con gli Stati Uniti dovesse allentarsi in caso di vittoria di Joe Biden, Pechino potrebbe tornare a concentrarsi sui programmi di trasformazione interna. Infatti, nonostante sia stata la prima grande economia a uscire dal lock-down, la Cina è in ritardo nell’adozione di programmi di stimolo volti ad accelerare sostanzialmente la crescita.
Se parte di questo può essere dovuto a una comprensibile abbondanza di cautela alla luce della pandemia in corso in molte nazioni del mondo, alcune ragioni possono essere dovute a una persistente incertezza sulle intenzioni politiche americane nei mesi che precedono le elezioni di novembre. Se tali incertezze dovessero svanire, gli investitori potrebbero tornare a focalizzarsi sulle opportunità cicliche e di lungo periodo offerte dalle riforme cinesi”.