Scartato Jamie Dimon, Trump potrebbe nominare Kevin Warsh come capo del Tesoro e poi presidente della Fed. A renderlo noto il Wall Street Journal, secondo cui il presidente eletto Donald Trump sta valutando la possibilità di nominare Kevin Warsh segretario al Tesoro e di mandarlo poi a presiedere la Federal Reserve.
Chi è Kevin Warsh
Warsh passerebbe alla banca centrale americana dopo la scadenza del mandato dell’attuale presidente Jerome Powell nel 2026, secondo il WS Journal, che ha citato fonti vicine a Tump. Tuttavia, il tycoon è noto per la sua propensione a cambiare idea e il rapporto sottolinea che nulla è stato finalizzato.
Le speculazioni arrivano quando il Tesoro è l’ultima posizione di gabinetto importante per la quale Trump non ha ancora dichiarato apertamente e ufficialmente le sue intenzioni. Il potenziale accordo tra Trump e l’ex banchiere d’investimento che ha fatto parte del Consiglio della Federal Reserve, è stato discusso nel ritiro di Trump a Mar-a-Lago mercoledì scorso. Ma al momento Trump non ha fatto alcun annuncio in via definitiva.
Non solo Warsh: chi sono gli altri papabili successori di Powell
Ma non solo Warsh. Tra i possibili candidati al ruolo di Segretario al Tesoro USA anche l’amministratore delegato di Apollo Global Management Marc Rowan e il gestore di hedge fund che ha insegnato per diversi anni all’Università di Yale, Scott Bessent. Tra i possibili scenari vi sarebbe quello in cui Bessent guiderebbe inizialmente il Consiglio economico nazionale per poi passare al Tesoro dopo che Warsh avrà assunto la direzione della Fed.
Anche il senatore americano Bill Hagerty del Tennessee e Robert Lighthizer, che ha ricoperto il ruolo di rappresentante commerciale degli Stati Uniti per l’intero mandato dell’allora presidente, sono considerati in corsa per il ruolo al Tesoro.
Trump e Powell in rotta di collisione?
Sullo sfondo le tensioni tra Trump e l’attuale numero uno della FED. Il presidente eletto e Jerome Powell potrebbero entrare in rotta di collisione nel 2025, a seconda dell’andamento della situazione economica.
Se l’economia dovesse essere in crescita e l’inflazione dovesse tornare a salire, Powell e i suoi colleghi potrebbero decidere di frenare gli sforzi per abbassare i tassi di interesse. Questo potrebbe far infuriare Trump, che durante il suo primo mandato ha puntato il dito contro i funzionari della Fed, tra cui Powell, per non aver allentato la politica monetaria abbastanza rapidamente.
I due si sono scontrati spesso sulla direzione dei tassi di interesse. Trump ha rimproverato pubblicamente e aggressivamente il presidente, che a sua volta ha risposto affermando quanto sia importante che la Fed sia indipendente e lontana dalle pressioni politiche, anche se provenienti dal presidente.
Quando Trump entrerà in carica a gennaio, i due si troveranno ad operare in un contesto diverso. Durante il primo mandato, l’inflazione non era molto alta, il che significava che anche i rialzi dei tassi della Fed mantenevano i tassi di riferimento ben al di sotto di quelli attuali.
Trump sta pianificando ora una politica fiscale espansiva e protezionistica, ancor più che durante il suo precedente mandato, che comprenderà una serie di dazi ancora più severi, tasse più basse e grandi spese. Se i risultati dovessero iniziare a manifestarsi nei dati, la Fed di Powell potrebbe essere tentata di adottare una politica monetaria più dura contro l’inflazione.
Cosa farà la FED a dicembre?
Negli ultimi giorni gli operatori dei futures hanno esitato sulle loro aspettative circa le prossime mosse della Fed. Secondo l’indicatore FedWatch del CME Group, il mercato sta valutando la possibilità di un altro taglio dei tassi di interesse a dicembre, dopo che una settimana fa era quasi una certezza.
“Tutte le strade portano a tensioni tra la Casa Bianca e la Fed”, ha dichiarato Joseph Brusuelas, capo economista di RSM. “Non sarà solo la Casa Bianca. Ci saranno il Tesoro, il Commercio e la Fed che si intrecceranno”.
In effetti, Trump sta costruendo una squadra di fedelissimi per attuare il suo programma economico, ma gran parte del successo dipende da una politica monetaria accomodante o perlomeno accurata, che non spinga troppo per stimolare o limitare la crescita. Per la Fed, questo è rappresentato dalla ricerca del tasso di interesse “neutrale”, ma per la nuova amministrazione potrebbe significare qualcosa di diverso.