Il presidente americano Donald Trump arruola la Fed nella sua battaglia contro la Cina. L’ennesima scusa, secondo alcuni, per ottenere quello che sta cercando disperatamente da mesi, ovvero un taglio dei tassi di interesse.
“La Cina inietterà liquidità nel suo sistema e probabilmente ridurrà ancora i suoi tassi di interesse, come al solito, per compensare l’attività economica che stanno perdendo e perderanno. Se la Federal Reserve accettasse di giocare questa ‘partita’, sarebbe game over, e avremmo vinto! E in ogni caso, la Cina vuole un accordo”, ha scritto ancora il presidente.
Prime reazioni alle dichiarazioni di Trump sono arrivate da Esther George, presidente della Fed di Kansas City, che ha espresso la sua contrarierà a un taglio dei tassi, che secondo molti sarebbe giustificato da un’inflazione debole. Farlo, per lei potrebbe portare a bolle e alla fine alla recessione.
Non è la prima volta che Trump sollecita la Fed a misure espansive per compensare gli effetti della guerra commerciale sull’economia statunitense. Trump ha però assicurato che i negoziati commerciali tra Washington e Pechino non sono collassati, ed ha definito i recenti aumenti dei dazi sulle rispettive merci “un piccolo battibecco” che non preclude la possibilità di giungere a un accordo sul commercio.
“Possiamo siglare un accordo con la Cina domani, prima che le loro aziende inizino a lasciare il loro paese con gli Stati Uniti, ma l’ultima volta che ci siamo andati vicini volevano rinegoziare il tutto. Assolutamente no”.
Nel frattempo, la data per la ripresa dei negoziati, il dodicesimo round che dovrebbe tenersi a Pechino, non è stata ancora decisa. Trump e Xi si incontreranno al prossimo G 20 a Osaka, in Giappone, il 28 e 29 giugno, come è stato confermato ieri dallo stesso presidente americano.