Tsipras: decide il popolo greco. Referendum 5 luglio, nella notte corsa a bancomat
ATENE (WSI) – Saranno i cittadini greci a decidere il loro destino, non il loro governo. Il premier Alexis Tsipras rimanda al popolo al decisione finale e decidere di indire il referendum, che avrà per oggetto le proposte dei creditori, per il 5 luglio (sostanzialmente, tassi più alte e più sacrifici sulle pensioni). “Siamo obbligati a rispondere sentendo la volontà dei cittadini”, ha detto, continuando:”Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse”. Immediato l’effetto delle sue dichiarazioni, con file di persone che hanno accelerato la corsa ai bancomat nella notte, dopo il suo annuncio a mezzanotte.
I creditori, che sono intenzionati a proteggere l’area euro dal crac delle finanze pubbliche greche, avevano inviato all’Eurogruppo un piano di riforme da sottoporre al governo ellenico.
Tsipras ha denunciato le istituzioni (ex troika) come ricattatori e ha invitato i greci a votare “no” al referendum: no al piano che i creditori vogliono imporre. In caso di no, la Bce taglierebbe immediatamente il salvagente finanziario alle banche greche, aumentando il rischio di un default del paese. Un “sì” potrebbe implicare elezioni anticipate.
La troika ha offerto un terzo programma di aiuti, ma il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha già fatto sapere che non accetteranno ricatti e che il piano “non è fattibile”. Nel dettaglio i creditori hanno offerto 15,5 miliardi di euro di aiuti in cambio delle riforme richieste, per poter aiutare il paese a rifinanziare il suo debito per altri cinque mesi. Di questa somma, 8,7 miliardi verrebbero prelevati dal fondo salva Stati EFSF, 3,5 dall’Fmi e 3,3 dall’SMP, il programma di acquisto di titoli di Stato.
Il programma, visionato dai media, non fa tuttavia concessioni sulla riforma delle pensioni. L’Fmi, insomma, non ha alcuna intenzione di scendere a compromessi. Il premier Alexis Tsipras, che oggi ha visto per 45 minuti la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, ha protestato dicendo che “vogliono annientarci”.
Arrivano tuttavia diverse dichiarazioni che lasciano ancora uno spiraglio aperto per la speranza. Reuters riporta che i creditori starebbero pensando di estendere il piano di bailout per la Grecia di cinque mesi, dunque fino a novembre, erogando finanziamenti per un valore di 15,5 miliardi di euro al paese, che così potrebbe rimborsare i debiti verso l’Fmi nella giornata di martedì prossimo (quando scade il termine del 30 giugno).
Sempre Reuters riporta le parole del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che usa nuovamente toni molto duri verso la Grecia, affermando che la sua economia non potrà crescere senza finanze pubbliche sostenibili e che se si continuerà a rimandare il problema, la situazione tenderà a peggiorare. Schaueble ha criticato le proposte greche che si basano sull’aumento delle tasse, senza tagliare le spese. “La Grecia è ben consapevole dei benefici di rimanere nell’euro – ha detto il ministro, avvertendo che “se il mercato perderà fiducia nelle autorità (dell’Eurozona) l’euro crollerà ”.
Intanto le infinite trattative sul debito, dopo che l’Eurogruppo è stato sospeso a tempo indefinito ieri, sono state rimandate a domani mattina. L’ennesimo vertice tra Tsipras, Christine Lagarde, numero uno del Fondo Monetario Internazionale, Mario Draghi, presidente della Bce, e Jean-Claude Juncker, a guida della Commissione Europea, non ha portato a passi avanti significativi. Anzi, il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Shaeuble, ha parlato di passi indietro e allontanamento delle posizioni.
Il leader di Syriza, partito di sinistra anti austerity, si troverà davanti a una scelta molto semplice: prendere e scongiurare il default o lasciare e dire di no a una nuova tranche di aiuti da 7,2 miliardi di euro indispensabile per rimborsare entro il 30 giugno 1,6 miliardi di prestiti dovuti all’Fmi. Ciò significa che Atene potrebbe dichiarare default martedì.
Se le trattative falliscono ancora è pronto il piano B: default parziale e controlli di capitale per arginare la fuga di denaro dal paese.
(DaC-Lna)