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Tsipras, piano fallito: “perdere referendum e lasciare ad altri disonore del sì a troika”

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ROMA (WSI) – Alexis Tsipras non avrebbe mai immaginato di riuscire a vincere il referendum che si è svolto la scorsa domenica, 5 luglio e che lui aveva indetto appena una settimana prima, a sorpresa. Non solo.

Soprattutto, Tsipras non avrebbe mai voluto vincere. E’ quanto riporta in esclusiva Ambroise Evans-Pritchard, editorialista del Telegraph che, sulla base di diverse fonti, ha scrito che il premier greco “non si sarebbe mai aspettato di vincere il referendum di domenica sui termini del bailout imposti dall’Unione monetaria europea, e tanto meno di presiedere una rivolta nazionale contro il controllo straniero”.

Tsipras, dunque “ha indetto il referendum a sorpresa prevedendo – e con l’intenzione – di perdere”.

Il “piano era quello di accettare una sconfitta onorevole, e consegnare le chiavi di Palazzo Massimo, lasciando ad altri il compito di attuare l’ultimatum (della ex troika) dello scorso 25 giugno, e lasciando sempre ad altri la vergogna e il disonore” di aver detto sì alle Istituzioni.

E’ vero che sono stati gli stessi europei “a desiderare che noi non firmassimo. Avevano già deciso di farci fuori”, ha commentato lo stesso Yanis Varoufakis, ora ex ministro delle Finanze, sacrificato da Tsipras dopo la vittoria del referendum.

Ora però il successo del premier greco si è trasformato in una vera e propria trappola: “Ci sarà una rivolta se (Tispras) tornerà da Bruxelles con un compromesso scadente”, ha aggiunto Costa Lapavitsas, membro parlamentare di Syrizia. “Tsipras non vuole prendere la strada del Grexit, ma credo che ora capisca che è questo ciò che si prospetta di fronte a lui”.

Probabilmente, il destino di Tsipras – il “fato” vuole che il premier finisca per accettare proprio quei compromessi contro i quali i greci si sono apertamente scagliati, dicendo “OXI”, “NO”, alla politica di austerity dell’ex troika.

I retroscena descrivono Tsipras scioccato dall’ultimatum dei creditori arrivato lo scorso 25 giugno.

“I creditori hanno preteso un rialzo dell’Iva sugli hotel turistici dal 7% al 23%, in un solo colpo. Hanno insistito su ulteriori tagli alle pensioni, pari all’1% del Pil, entro l’anno prossimo, e l’eliminazione dell’assistenza previdenziale prevista per i pensionati più poveri (EKAS), anche se le pensioni era state già tagliate del 44%”.

Ancora, il gruppo Bce-Ue-Fmi ha insistito con quel piano su misure restrittive di politica fiscali pari al 2% del Pil, in un’economia reduce da sei anni di depressione. Tutto questo, senza alcuna speranza di ristrutturazione del debito.

Una battaglia del premier contro una tale lista di diktat avrebbe avuto conseguenze devastanti. La ex troika avrebbe requisito la Banca centrale della Grecia e cacciatoil suo governatore, in base alle leggi nazionali di emergenza. Ci sarebbe stato un sequestro di 17 miliardi di euro di riserve di diverse banche.

Ma ora la situazione non è certo migliore, anzi, sta andando fuori controllo. Le banche rimangono chiuse. Le fabbriche stanno chiudendo in tutto il paese, le varie aziende non riescono a pagare i loro fornitori perchè i trasferimenti esterni sono bloccati.

E alla fine il disonore rischia di colpire proprio Tsipras. (Lna)