Roma – L’11 marzo del 2011, una scossa violentissima di magnitudo 9, colpì Tohoku-Oki, isola di Honshu, poi si abbattè sulle coste del Giappone causando il disastro alla centrale nucleare di Fukushima, ma quel sisma ha anche fatto oscillare il mare nostrum che si è innalzato, per un po’, di 10-15 centimetri.
Fu il settimo sisma più potente nella storia dei terremoti conosciuti. Dal movimento tellurico, ne conseguì un onda di tsunami che si propagò in gran parte degli Oceani. Ora un gruppo di studiosi ha scoperto che la perturbazione marina riuscì anche a passare attraverso lo Stretto di Gibilterra, causando oscillazioni del Mare Nostrum.
Le oscillazioni sono state infatti individuate con l’analisi di dati mareografici condotta da un gruppo di studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, del Dipartimento di fisica dell’Università della Calabria e del British Antarctic Survey, Natural Environment Research Council, di Cambridge, UK (Antonio Vecchio, Marco Anzidei, Vincenzo Capparelli, Vincenzo Carbone e Ignazio Guerra), che hanno pubblicato i loro risultati sulla prestigiosa rivista “Epl”, “A Letters Journal Exploring the Frontiers of Physics”.
“Abbiamo analizzato i dati mareografici della rete italiana dell’Ispra, anche grazie alla disponibilità dell’ingegnere Giovanni Arena, e quelli delle stazioni internazionali che fanno parte del ‘Permanent Service for Mean Sea Level'”, spiega Marco Anzidei, ricercatore dell’Ingv e uno dei coautori dello studio, sottolineando: “I dati sono stati analizzati con tecniche sofisticate e innovative che hanno permesso di individuare all’interno delle registrazioni il segnale legato agli effetti del maremoto del Giappone. L’oscillazione della superficie marina è arrivata nel Mediterraneo 40-50 ore dopo l’evento sismico”.
L’innalzamento comunque – assicura il ricercatore – non potrebbe mettere a rischio le coste italiane “perché si è trattato di un fenomeno transiente e di piccola ampiezza, dell’ordine di 10-15 cm”.
“E’ possibile che si sia verificata una variazione globale del livello del mare in seguito a questo maremoto, tuttavia non esistono ancora studi specifici come avvenuto ad esempio per il maremoto di Sumatra del 2004”, prosegue Anzidei, concludendo: “Ad ogni modo, l’ampiezza della variazione globale sarebbe molto piccola, dell’ordine del millimetro o meno”.