ROMA (WSI) – Continua ancora a tenere banco il famoso TTIP (“Translatlantici Trade and Investment Partnership”), il controverso trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, l’accordo commerciale di libero scambio tra Stati Uniti ed Europa che prevede l’integrazione tra i due mercati, americano ed europeo, abbattendo le barriere economiche, i cosiddetti dazi ma non quelle tariffarie, il tutto per consentire la libera circolazione delle merci nei vari territori.
Con il voto sulla Brexit che ha decretato l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, il primo a puntare il dito contro il TTIP è stato il premier francese Manuel Valls secondo cui l’accordo non può essere approvato, visto che non farebbe gli interessi dell’Ue. La maggiore preoccupazione del premier francese riguarda le conseguenze che l’accordo avrebbe sulle quote latte, ossia il settore lattiero-caseario uno dei settori chiavi della Francia. Una bocciatura che oggi è stata confermata anche dal viceministro francese del commercio con l’estero, Matthias Fekl secondo cui è impossibile che l’accordo possa essere siglato entro la fine dell’anno.
“Non esiste assolutamente alcuna possibilità che si verifichi entro la fine dell’amministrazione Obama. Penso che un accordo nel 2016 sia impossibile e penso che lo sappiano tutti, anche quelli che sostengono il contrario”.
E in Italia? E’ il nostro ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda che ha avuto modo di parlare dinanzi al Parlamento tempo fa sottolineando come “il Ttip (ndr: sia) un punto di svolta nelle relazioni economiche internazionali, capaci di portarci finalmente in una nuova fase della globalizzazione con vantaggi per l’Europa e per l’Italia”.
Ora però lo stesso Calenda deve fare i conti con la realtà sottolineando che la partnership di libero scambio tra Usa e Ue salta perchè si è arrivati troppo lunghi sulla negoziazione. E rischia di saltare anche l’accordo con il Canada, il CETA.
“Rischia di saltare per la mancanza di fiducia verso qualunque cosa sia internazionalizzazione. La mancanza di fiducia e la mancanza di delega verso una governance certa europea stanno distruggendo la politica commerciale europea: noi siamo il sistema con i dazi più bassi al mondo, quindi se stiamo fermi è peggio per noi”.