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Turchia: caos politica, fuga dai bond, lira KO

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ROMA (WSI) – Gli investitori di tutto il mondo che hanno puntato sulla Turchia stanno smobilizzando le obbligazioni turche, causando un profondo selloff che sta macchiando l’immagine del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, già fortemente inficiata nei mesi scorsi per le proteste del popolo contro la crescente islamizzazione del paese.

Stando ai dati della Banca Centrale di Ankara segnalati da Bloomberg, nella settimana terminata il 20 dicembre gli investitori internazionali hanno tagliato l’esposizione verso il debito turco al minimo di tre mesi di $53,8 miliardi, dopo aver venduto, nel corso della settimana precedente, bond per $1,380 miliardi. Il valore delle partecipazioni ha subito un forte crollo dal record di $72 miliardi testato a maggio.

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I deflussi rappresentano un’inversione di tendenza rispetto agli investimenti che hanno contribuito a finanziare la crescita della Turchia nel corso dei 10 anni del governo Erdogan, periodo in cui il prodotto interno lordo nominale è più che triplicato e le obbligazioni in dollari del paese hanno assicurato un guadagno medio, su base annua, del 9,7%.

L’ondata di corruzione che ha colpito l’attuale esecutivo, portando tre ministri a rassegnare le dimissioni, sta danneggiando la reputazione del primo ministro; a ciò si deve aggiungere la disfatta della lira turca, che prosegue ormai da tre mesi, e che è stata causata in gran parte dalla crescita del deficit delle partite correnti della Turchia.

La valuta è stata messa ko dalle vendite anche nella sessione odierna, scendendo fino a -2,3% nei confronti del dollaro a 2,1764; con una perdita delle quotazioni del 3,3% soltanto nel corso di questa settimana, la moneta è scesa nei confronti del biglietto verde del 18%.

Verso l’euro, la lira turca è scivolata fino a -3,5% oggi, a 3,0151; il principale indice azionario della Borsa di Istanbul è poi crollato -4,8%, testando il minimo dal luglio del 2012. Infine, concludendo il triste quadro dei mercati della Turchia in queste ore, da segnalare che i forti smobilizzi dei bond hanno portato i rendimenti a due anni a balzare fino al 10,37%.

Erdogan si trova a fronteggiare una grave crisi politica a tre mesi dalle elezioni amministrative di marzo, a seguito degli scandali di corruzione che hanno colpito il suo gabinetto. La polizia ha arrestato i ministri dell’economia, dell’Interno e dell’ambiente, nonché l’ amministratore delegato di Turkiye Halk Bankasi AS ( HALKB ) il 17 dicembre, a causa di riciclaggio di denaro sporco, contrabbando di oro e corruzione nelle gare d’appalto del governo.

Il premier turco ha dichiarato che le indagini rappresentano un tentativo di colpo di stato.

Aleksei Belkin, responsabile degli investimenti presso Kapital Asset Management a Mosca, ha commentato la situazione affermando che “ora il mercato turco rispecchia i peggiori timori degli investitori: l’incertezza politica e il deficit”.

Pablo Cisilino, gestore di fondi presso Stone Harbor Investment Partners, spiega che “la maggiore volatilità e gli eventi” spiacevoli che si sono verificati in Turchia non fanno del paese “un ambiente adatto” agli investimenti, visto che “gli investitori cercano la stabilità e vogliono essere messi nelle condizioni di prevedere cosa sta per succedere”; e entrambi i fattori sono al momento latitanti nel paese.