La lira turca ha interrotto una serie negativa di sei settimane ma sul fronte politico le tensioni tra Turchia e Stati Uniti sono ben lontane dall’affievolirsi. In una nuova invettiva contro il governo Trump, alleato NATO di Ankara, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un appello per boicottare gli iPhone e altri prodotti tecnologici americani.
Quella di Erdogan è un atto di sfida agli Stati Uniti che hanno imposto sanzioni contro la Turchia dopo l’arresto di un pastore evangelico americano, Andrew Brunson, accusato di aver partecipato a un tentativo di golpe poi fallito nel 2016. Erdogan ha detto che la popolazione turca di 80 milioni di cittadini smetterà di comprare prodotti di elettronica made in Usa, condannando “l’attacco economico esplicito” contro la Turchia.
Sui mercati valutari, questo mese la lira turca ha perso un quarto del suo valore pagando il fatto che Donald Trump ha raddoppiato i dazi sull’acciaio e l’alluminio importati dalla Turchia, imponendo al contempo delle sanzioni contro due ministeri del paese.
Oggi, grazie anche agli intervenenti della banca centrale e alle vendite di dollari da parte dei turchi, ha ripreso forza, segnando un progresso del 7% a 6,4 lire per un dollaro. È il primo rialzo giornaliero da una settimana a questa parte. Anche i prezzi dei Bond hanno recuperato terreno, con i rendimenti decennali che sono scesi di 132 punti base al 21,37%. Il costo per assicurarsi contro un eventuale default del debito (Cds) è sceso dai massimi di dieci anni.
“C’è un costo per quelli che stanno complottando contro di noi”, ha dichiarato Erdogan alla televisione nazionale da Ankara, la capitale, senza precisare quando inizierà l’opera di boicottaggio e come verrà applicata. Citando espressamente l’iPhone di Apple, Erdogan ha consigliato al popolo turco di comprare piuttosto gli smartphone di Samsung o quelli dell’azienda locale Venus Vestel.
Sebbene numeroso, persino un boicottaggio di massa di iPhone da parte del popolo turco non dovrebbe avrebberee un grosso impatto sugli interessi economici degli Stati Uniti. Tuttavia l’ultima iniziativa di Erdogan mostra come il governo turco non sia disposto ad accettare di subire ancora a lungo le turbolenze di mercato che hanno spinto i tassi di interesse ai massimi record e che minacciano di far sprofondare la potenza euroasiatica in una crisi finanziaria senza precedenti.
Evitare “danni permanenti” all’economia
La decisione di Erdogan ricorda da vicino quella presa dal suo omologo russo Vladimir Putin quattro anni fa. Allora il capo del Cremlino decise di imporre un divieto al cibo importato dai paesi, tra cui quelli europei, che avevano osato imporre sanzioni economiche contro la Russia dopo l’annessione della Repubblica di Crimea.
La differenza principale, come sottolinea anche Bloomberg, è che a differenza della Russia, la Turchia fa parte della NATO, l’alleanza atlantica capitanata dagli Stati Uniti. Erdogan ha criticato gli Stati Uniti per le loro azioni, che mettono in pericolo un’alleanza che dura da decine di anni e che finiranno per costringere la Turchia a cercarsi alleati altrove.
Sui mercati i turchi hanno approfittato del crollo di valore clamoroso della lira per tornare a comprare dando indietro dollari Usa. Allo stesso tempo aumentano le speculazioni circa un nuovo intervento della banca centrale, che potrebbe cedere anche alle pressioni dei dirigenti del settore aziendale per un rialzo del costo del denaro.
Le autorità di politica monetaria devono adottare le misure necessarie per impedire che la situazione precipiti e rechi “danni permanenti all’economia reale”, avvertono in un comunicato congiunto l’associazione degli industriali e l’Unione delle Camere di Commercio della Turchia (TOBB, Turkiye Odalar ve Borsalar Birligi).